A prima vista le dichiarazioni del presidente Napolitano sono più che ragionevoli, rappresentano un diritto del quale, in genere, beneficiano tutti quei cittadini nati in Italia ma non ancora diventati italiani legalmente.
Ma c’è un ‘ma’. L’islam non è solo una religione, ma rappresenta nella sua globalità un popolo le cui istituzioni hanno come obiettivo l’invasione non violenta dell’Europa.
Chi non è a conoscenza di questa realtà è ovvio che condivida le parole del presidente Napolitano.
Il dramma dell’Unione Europea è che su questa invasione non si è ancora squarciato il silenzio che la avvolge.
Chi ne è al corrente, come il prof. Giovanni Sartori, editorialista del Corriere della Sera che ha affrontato questo tema in alcuni suoi articoli, non può essere d’accordo con la posizione espressa da Napolitano, così condivisa su quasi tutti i media italiani.
L’articolo di Andrea Morigi spiega chiaramente ciò che avverrà dell’Europa se non verrà posto uno stop all’immigrazione islamica.
Il ritratto di quella che sarà l’Europa in pochi decenni è descritto diffusamente da Walter Laquer nel suo libro Gli ultimi giorni dell’Europa (ed. Marsilio).
Ecco l’articolo di Andrea Morigi:
Ecco la semplice ricetta del Quirinale per creare il conflitto di civiltà. È sufficiente un foglio di carta bollata con cui si concede la cittadinanza
italiana a chiunque nasca sul territorio della Penisola. Sarebbero i nostri partner europei i primi ad avvertirci del passo falso, semmai la malaugurata idea del Presidente della Repubblica dovesse prendere piede.
LEZIONI OLANDESI
Se ne sono pentiti tutti. Gli olandesi per primi, che non si sono ancora ripresi dallo choc dell’uccisione, sette anni fa, del regista Theo van Gogh da
parte di Mohammed Bouyeri, fondamentalista islamico nato ad Amsterdam ma di origini marocchine. Nemmeno la strategia dell’accoglienza nelle istituzioni ha funzionato, ai fini dell’inte-grazione. Si è trasformata in entrismo. Ora a Rotterdam si ritrovano un sindaco musulmano, che favorisce la separazione di donne e uomini nei teatri, nelle piscine e negli spazi pubblici, in obbedienza alla legge coranica. Per reazione alla crescita dei ghetti in ogni città dei Paesi Bassi, una porzione consistente del corpo elettorale ha accordato la propria fiducia a Geert Wilders. nel tentativo di ripartire da dove il multiculturalismo ha fallito. A dispetto del tentativo di creare una base elettorale composta di ex stranieri per favorire le sinistre post-comuniste, anche le ultime elezioni europee hanno indicato una scelta antiimmigrazionista. Benché i cantori delle istituzioni comunitarie l ritengano un ostacolo all’inte – grazione, per gli euroscettici la vera disintegrazione dell’Europa sta avvenendo proprio a causa dell’apertura indiscriminata delle frontiere e della concessione incondizionata della nazionalità europea. In realtà chi, per sfuggire alle accuse di discriminazione etnico- religiosa, ha scelto di venire a patti con i cittadini extracomunitari, si è trovato a dover fare i conti non tanto con individui quanto con comunità, provviste delle loro leggi e regole interne. Se n’è accorto recentemente il sociologo francese Gilles Kepel, dopo aver studiato da vicino i quartieri parigini di Clichy-sous-Bois e di Montfermeil. Erano stati messi a ferro e fuoco durante le rivolte del 2005 e, per lo più, i giovani che
da quelle parti bruciavano le automobili erano stati giudicati benevolmente come emarginati dalla società d’Oltralpe che protestavano contro un’ingiusta esclusione. Ora si scopre che sono a tutti gli effetti cittadini francesi, per due terzi di religione islamica, la maggior parte dei quali si dichiarano contrari al matrimonio con un non-musulmano. Insomma, il razzismo sta tutto dall’altra parte. E ha il passaporto francese, grazie alla naturalizzazione, avvenuta durante i decenni scorsi, di decine di migliaia di ex abitanti delle colonie e dei territori d’oltremare.
GERMANIA CORANICA
Ovunque lo ius sanguinis è stato sostituito dalloius soli, si assiste al declino dell’identità occidentale. Il caso più eclatante riguarda la Germania,
che ha modificato la propria legge sulla cittadinanza nel 2000, permettendo ai bambini nati sul territorio tedesco di acquisire la nazionalità purché uno dei genitori goda di un permesso di soggiorno permanente da almeno tre anni. Attualmente, dei tre milioni di turchi presenti nel Paese, 700mila hanno ottenuto la cittadinanza tedesca. Ma il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, che rimprovera a Berlino uno scarso sostegno all’adesione di Ankara all’Unione europea, non nasconde il proprio obiettivo: «Preferirei che tutti e tre milioni avessero la doppia cittadinanza». Già ora, come spiega il giornalista Joachim Wagner nel suo libro pubblicato nel settembre scorso, Giudici senza legge: la giustizia islamica parallela mette in pericolo il nostro Stato costituzionale, le corti coraniche, operative in tutte le maggiori città tedesche, hanno soppiantato il sistema giudiziario previsto dalle leggi fondamentali della Repubblica. Per i musulmani rappresenta l’occasione di evitare una pesante condanna penale, pagando un adeguato risarcimento alle vittime. Si sistemano così, senza che la polizia ne sappia nulla, anche diversi casi di delitti d’onore, puniti molto più severamente dalla legge tedesca che dalla sharia. Allo stesso modo, ci si può presentare senza imbarazzo davanti ai propri correligionari per risolvere questioni relative a matrimoni poligamici, quando invece la società ospitante non comprenderebbe, nonostante tutti gli sforzi compiuti per avviare il dialogo interreligioso.
I DIRITTI NEGATI
Come conseguenza, si sono andate creando delle enclave, dove anche le dinamiche politiche legate al territorio passano attraverso i centri decisionali sorti nelle moschee enon più attraverso le sedi istituzionali. Ne è simbolo la capitale del Regno Unito, non a caso uno dei primi Paesi ad aprire alla cittadinanza in base alla nascita. Ora, in alcuni quartieri di Londra come Tower Hamlets si è instaurata, silenziosamente ma visibilmente, una sorta di Repubblica islamica dove le donne sono minacciate di morte se si permettono di lavorare e osano non indossare il velo. Una discutibile conquista, se la cittadinanza finisce per minare il rispetto degli altri diritti umani, come l’uguaglianza fra uomini e donne. Non accade invece, e comunque certamente non in tali proporzioni, in Italia, dove la cittadinanza peraltro si può acquisire dopo una decina d’anni di soggiorno regolare. Se si avverte l’ur – gente necessità di cambiare, probabilmente è per accelerare l’in – troduzione della dittatura coranica e la conquista di Roma da parte dell’islam. E pensare che, al Quirinale, un tempo, ci abitava il Pontefice romano. Poi con l’unità d’Italia, dovette traslocare in Vaticano e il cristianesimo fu violentemente separato dalla vita politica. Ora pare che, in una versione ben più sanguinaria, la religione si stia prendendo la rivincita.