Pubblichiamo la lettera inviata al ministro Cécile Kyenge da alcune famiglie bloccate in Congo, dopo la risposta della stessa Kyenge all’interrogazione parlamentare di venerdì in cui, tra l’altro, diceva che «alcune famiglie italiane si sono recate nella RDC indipendentemente dalla indicazione della ambasciata italiana». libero
Cara Ministra Kyenge, in merito a quanto da Lei riferito in Parlamento in data venerdì 13 us a seguito dell’interrogazione parlamentare, noi, famiglie adottive italiane in Repubblica Democratica del Congo, desideriamo fare alcune precisazioni.
Può solo immaginare quale tristezza e sconforto abbiano suscitato le sue parole in merito alle modalità con cui ci troviamo in RDC. Che colpa abbiamo noi genitori, cara Sig.ra Ministra? Forse di esserci fidati del sistema di adozione italiana da Lei stessa presieduto per coronare il nostro sogno di famiglia e poter finalmente conoscere ed abbracciare i nostri figli, strappandoli ad una realtà difficile per dar loro un papà e una mamma?
Noi tutti abbiamo creduto in coloro che per istituzione avrebbero dovuto tutelare i nostri diritti di genitori, abbiamo con sofferenza atteso, dopo un lungo e sofferto percorso, che i nostri Enti autorizzati ci dessero il via libera per recarci in RDC, e non certo a seguito di una «voce» non meglio precisata come i «topolini con il pifferaio magico»!
Pensi a come ci sentivamo fortunati ad avere una Ministra della Repubblica Italiana di origine congolese, la stessa dei nostri figli. Pensi, Sig.ra Ministra, quali speranze avessimo in merito al blocco operato a settembre dalle autorità congolesi, avendo Lei a capo del Ministero dell’Integrazione e della CAI. Immagini quale gioia abbiamo provato alla notizia della sua visita nel suo Paese natale per cercare un accordo che ci permettesse di coronare il nostro sogno, nel pieno rispetto della legislatura italiana e congolese, e con quale felicità abbiamo appreso da Lei stessa che grazie al suo intervento una trentina di coppie con procedure adottive ultimate prima del 25 settembre, tra cui le nostre, avrebbero potuto abbracciare i propri figli.
Bene, Sig.ra Ministra, adesso siamo sicuri che Lei potrà meglio comprendere quale sia stata la nostra delusione nel leggere le sue parole. Noi genitori, obbligati a restare in RDC, giammai come singoli cittadini, ma indiscutibilmente come famiglia, avremmo apprezzato enormemente un suo nuovo intervento qui in RDC, di persona. Non avremmo mai preteso da Lei una risoluzione incondizionata della nostra difficile situazione, essendo consapevoli, dopo oltre un mese di permanenza in RDC, delle difficoltà intrinseche di questo Paese di cui rispettiamo senza limitazione la propria Sovranità.
Purtroppo nonostante la comprovata regolarità e completezza della nostra documentazione, la situazione sembra attualmente in una fase di stallo, che non ci consente un rientro in Patria con i nostri figli. Con che cuore si può dire a dei bambini che hanno già subito un lutto o un abbandono che mamma e papà se ne andranno senza di loro, dopo che si è finalmente creato un legame affettivo e un rapporto di fiducia indissolubile? Se siamo qui è perché siamo stati autorizzati da qualcuno in cui abbiamo riposto pienamente la nostra fiducia e non per una nostra decisione. Se si è trattato di un errore o di un fraintendimento e di chi ne sia la colpa, a questo punto ha però poca importanza.
L’unica cosa che conta è che ormai siamo delle famiglie in difficoltà e ci aspettiamo che tutti i Vostri sforzi si concentrino sulla risoluzione del problema affinché possiate richiedere al Governo e Presidenza della RDC, come atto umanitario, di consentirci di rientrare in Italia per festeggiare degnamente il Santo Natale con le nostre famiglie al completo.
Certi del suo impegno e sostegno, cordiali saluti.
Guido, Elena, Arianne e Justin Tota; Enrico, Marina, Osia e Elena Peroni; Massimo, Roberta ed Elisabeth De Toma; Simone, Barbara e Martine Vannucchi; Gabriele, Paola e Vittorio Civinini; Enrico, Chiara, David e Patrizia Floridi; Antonio, Alessandra, Diletta e Moise D’Avino; Luca, Giulia, Patrick e Princesse Aloisio
Mi dispiace per le famiglie, vorrei dire che da una parte vi è andata bene che con questa gente non ci si può fidare basta vedere cosa successe ai poveri Militari dell’Aviazione che con un volo andarono a portare degli aiuti, e come ringraziamento gli tagliarono le teste, scusate se vi dico questo ma purtroppo è la realtà.
Forse la vostra colpa e’ stata quella di affidarvi ad enti poco seri che in questi frangenti non si sono mai fatti avanti per chiarire la posizione ed eventualmente difendervi. E’ facile scaricare la colpa sugli altri.