18 dic – L’Arabia Saudita è tra i maggiori finanziatori e armatori dei ribelli che combattono per la democrazia e il califfato in Siria contro il regime di Assad, ma guai a parlare di riforme in patria. Un giudice ha condannato un uomo a 300 frustate e quattro anni di prigione per aver chiesto pubblicamente di trasformare il regno in una monarchia costituzionale.
CONDANNATO SENZA AVVOCATO. Omar Al Saeed fa parte dell’Associazione per i diritti politici e civili sauditi (Acpra), che quest’anno ha pubblicato diversi comunicati per denunciare il pessimo stato dei diritti umani nel paese e per chiedere alla famiglia regnante più democrazia.
Per questo Omar, e prima di lui altri tre membri dell’associazione, è stato condannato senza neanche poter essere rappresentato in tribunale da un avvocato.
«VERGOGNA PER IL GIUDICE». Sul sito di Acpra, che ha dato notizia della sentenza domenica, è stato anche pubblicato un messaggio di Omar: «Ecco perché sono stato messo in prigione: odio l’ingiustizia, il dolore e la miseria». Il fratello dell’attivista, Abdullah, ha dichiarato dopo la condanna: «Questa sentenza ingiusta fa onore a mio fratello e ricopre di vergogna il giudice Issa Al Matrudi».
DIRITTI UMANI. L’Arabia Saudita è governata dalla famiglia Al Saud insieme a religiosi ultraconservatori sunniti wahhabiti. Re Abdullah è il primo ministro del paese e nomina il governo, che include nei ruoli principali diversi principi. Le uniche elezioni concesse dalla monarchia sono quelle per la metà dei seggi dei consigli locali, che non hanno quasi nessun potere. La libertà religiosa nel paese non è garantita e la morale è severamente controllata dai Mutawaeen, la polizia religiosa incaricata di «ordinare il bene e proibire il male».