Warren Mosler e le sette innocenti frodi capitali della politica economica

mosler7 dic – Come non mi stancherò mai di ripetervi, le misure di austerità imposte sul piano economico rispondono in realtà ad un preciso progetto politico (ed esoterico) volto a ridisegnare la nostra società in senso oligarchico e feudale. Infatti le entrate tributarie erariali diminuiscono nonostante il forsennato aumento di una tassazione pensata per abbattere dolosamente il potere di spesa dei cittadini (clicca per leggere).

Questa realtà è oramai evidente anche agli occhi del profano. Solo chi ha interesse a non vedere, tipo Susanna Camusso, continua a giustificare il progressivo esproprio delle ricchezza dei privati paventando fantomatici interventi redistributivi che altrimenti non potrebbero essere predisposti per mancanza di fondi. Argomenti da osteria buoni per gonfiare la vanagloria di personaggi ignoranti, dannosi e ipocriti. Per demistificare agilmente e in profondità alcune fra le principali menzogne spacciate dal mainstream per occultare le vere dinamiche di una crisi costruita a tavolino, vi consiglio di leggere un saggio scritto dall’economista Warren Mosler dal titolo “Le sette innocenti frodi capitali della politica economica” (Edizioni Arianna). A beneficio dei lettori del Moralista propongo di seguito una rapida e analitica sintesi delle intuizioni elaborate dal noto intellettuale americano:

Prima menzogna: La spesa governativa è limitata dalla capacità del governo di tassare o contrarre prestiti.

Falso. La spesa di uno Stato dotato di moneta sovrana non conosce limiti oggettivi, qualunque sia l’entità del deficit o delle tasse complessive che riscuote. Questo non significa che lo Stato può spendere quanto gli pare senza provocare alcuna conseguenza. Significa soltanto che non esiste un rischio solvibilità (lo Stato a moneta sovrana non può mai tecnicamente fallire, ndm). Un eccesso di spesa può però comportare un rapido aumento dei prezzi. Per questo lo Stato è costretto ad usare la leva fiscale nel caso in cui l’economia finisca con il “surriscaldarsi” troppo per eccesso di domanda. In poche parole: le tasse non servono a pagare i servizi. Lo Stato a moneta sovrana può sempre creare la propria moneta dal nulla. Lo Stato però deve tassare i propri cittadini per due ragioni fondamentali: per legittimare l’utilizzo esclusivo della moneta che emette, e per distruggere periodicamente una parte di ricchezza in circolazione che altrimenti finirebbe con l’azzerare il valore intrinseco della moneta stessa producendo gravi fenomeni inflazionistici. Il pericolo default, brandito ad esempio da tutti i governanti dell’area euro, serve solo per legittimare con la paura alcune controriforme dal sapore medievale e schiavista.

Seconda Menzogna Con i deficit del governo stiamo lasciando l’onere del debito ai nostri figli

Falso. Debito o non debito le future generazioni consumeranno tutto quello che saranno in grado di produrre. In futuro, proprio come accade oggi, gli uomini in grado di lavorare e produrre consumeranno i beni e i servizi da essi stessi prodotti a prescindere dal numero di titoli del Tesoro in circolazione. Leggi anche (la mistificazione del debito pubblico)

Terza Menzogna. I deficit di bilancio di governo portano via i risparmi.

Falso. E’ vero l’esatto contrario: i deficit di bilancio aumentano i risparmi dei privati. Qualunque deficit pubblico equivale esattamente all’aumento totale netto delle attività finanziarie di imprese e famiglie ( altrimenti detto “settore non governativo”, ndm). Spiega il prof. Wynne Godley, preside dell’Università di Cambridge: “Ogni volta che la spesa è insufficiente a sostenere la produzione e l’occupazione, quando non abbiamo abbastanza potere di spesa per comprare ciò che è in vendita nel grande magazzino chiamato economia, il governo può agire per accertarsi che la produzione venga venduta o tagliando le tasse o aumentando la spesa pubblica (…). Quello che importa è la vita reale, produzione e occupazione, non la misura del deficit, che è una statistica contabile. Negli anni Quaranta, un economista di nome Abba Lerner chiamò tutto questo Finanza Funzionale, scrivendo un libro titolato allo stesso modo molto attuale ancora oggi”.

Quarta Menzogna. La previdenza sociale è finita

Falso. Alla luce delle analisi sovraesposte, è chiaro che lo Stato a moneta sovrana può tranquillamente garantire il mantenimento del welfare a beneficio dei propri cittadini. L’isteria da debito è funzionale soltanto allo smantellamento dello Stato sociale con conseguente privatizzazione di servizi essenziali come sanità e sistema pensionistico.

Quinta Menzogna. Il deficit della bilancia commerciale è uno squilibrio insostenibile che porta via lavoro e produzione

Le importazioni sono benefici reali e le esportazioni sono costi reali. I deficit della bilancia commerciale migliorano direttamente il tenore di vita. Secondo Mosler il benessere reale di una nazione è costituito da tutto ciò che produce e tiene per sé, più tutte le importazioni, meno quello che deve esportare. Nota del Moralista: questo è forse l’aspetto che mi convince meno del ragionamento di Mosler. Tendo a ritenere più lungimirante l’impostazione di Keynes che mirava alla costruzione di strutture sovranazionali dotate di potere di intervento con lo scopo di armonizzare le bilance commerciali dei diversi Paesi. La previsione di una moneta come il Bancor (proposta  respinta a Bretton Woods dagli Stati Uniti), ad esempio, era in teoria funzionale al raggiungimento di un così ambizioso obiettivo.

Sesta Menzogna. Abbiamo bisogno di risparmi per procurare fondi per gli investimenti

Falso. In realtà sono gli investimenti che aumentano i risparmi. Nella nostra economia, spiega Mosler, la spesa deve equivalere al reddito, inclusi i profitti, in modo che la produzione dell’economia venga venduta. Se qualcuno tenta di risparmiare spendendo meno del suo reddito, almeno un’altra persona deve compensare spendendo più del suo reddito stesso, altrimenti la produzione dell’economia non verrà venduta. Produzione invenduta significa giacenze in eccesso, e vendite basse significano tagli alla produzione e all’occupazione, e quindi meno reddito totale.  In conclusione: “La decisione di risparmiare non spendendo il proprio reddito comporta come risultato un reddito minore e nessun nuovo risparmio netto”.

Settima Menzogna. E’ un male che deficit più alti oggi significhino tasse più alte domani

Giusto! Soltanto che i media spacciano per un male ciò che a ben vedere è un bene. Deficit più elevati oggi, quando la disoccupazione è alta, faranno scendere il livello di disoccupazione fino al punto in cui, un domani, avremo bisogno di aumentare le tasse per raffreddare un boom economico.

Tutta l’analisi di Mosler, in estrema sintesi, si snoda attraverso una diversa lettura del ruolo e della natura dei cosiddetti “deficit di bilancio”. Meri strumenti di natura contabile assurti al ruolo di Dioscuri terribili dai quali dipendono la vita e la morte dei cittadini in carne ed ossa. Per fare molti passi in avanti basterebbe cominciare ad invertire l’ordine delle cose. Non sono “i deficit” pregressi a determinare l’impoverimento odierno dei ceti medi e proletari; è, al contrario, il desiderio doloso di aumentare i livelli complessivi di miseria dei ceti non garantiti che spinge le classi dirigenti a veicolare una lettura strumentale e distorta di alcuni dati macroeconomici che di per sé non significano nulla.

E’ un po’ come la favola del Babau raccontata ai bambini per farli dormire. Il Babau non esiste ma i bambini, spaventati dall’evocazione del mostro, finiscono con l’addormentarsi lo stesso.

Francesco Maria Toscano