2 dic. – “La maggior parte delle aziende sono organizzate cosi’: e’ il far west”. A sottolinearlo Piero Tony, procuratore capo di Prato, a 24 ore dall’incendio nel capannone che ha provocato la morte di sette lavoratori cinesi.
“I controlli sulla sicurezza – ha detto ancora Tony – e su cio’ che e’ collegabile al lavoro, nonostante l’impegno di tutte le amministrazioni e delle forze dell’ordine, sono insufficienti.
Siamo sottodimensionati, tarati su una citta’ che non esiste piu’, una citta’ di 30 anni fa”.
Intanto, mentre i vigili del fuoco hanno messo in sicurezza la zona, sulla vicenda la procura di Prato ha aperto un fascicolo: omicidio colposo plurimo, disastro colposo, omissione di norme di sicurezza e sfruttamento di manodopera clandestina sono i reati per i quali si procede. A quanto si apprende, a causare l’incendio potrebbe essere stata una stufetta elettrica.
Il Codacons ha, nel frattempo, annunciato la presentazione di un esposto in cui chiede di accertare le responsabilita’ del Sindaco, dell’Inail e dell’Ispettorato del Lavoro relativamente a controlli, verifiche e rispetto delle norme di sicurezza.
Secondo il comandante della polizia municipale Pasquinelli, la ditta andata a fuoco non era mai stata controllata – ha spiegato l’associazione nella denuncia – Quello che e’ accaduto a Prato sono in molti a definirla una strage annunciata, e a confermarlo anche le dichiarazioni dell’assessore alla sicurezza del Comune di Prato, Aldo Milone: “Avevamo denunciato da tempo la pericolosita’ di questa situazione”.
L’incendio e’ divampato domenica mattina all’alba, intorno alle sei e trenta, in una fabbrica gestita da cittadini cinesi al Macrolotto 1, vicino a via Toscana.