29 nov. – Gli istituti religiosi missionari debbono “ripensare l’inculturazione del carisma”. Lo ha chiesto Papa Francesco nel dialogo con i 120 superiori generali dell’Usgi. “La Chiesa – ha spiegato – deve chiedere perdono e guardare con molta vergogna gli insuccessi apostolici a causa dei fraintendimenti in questo campo, come nel caso di Matteo Ricci. Il dialogo interculturale deve spingere a introdurre nel governo degli Istituti religiosi persone di varie culture che esprimono modi diversi di vivere il carisma”.
Nelle tre ore di dialogo aperto con i superiori generali, sintetizzate in una nota dell’Usgi diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, il Papa ha insistito molto sulla formazione che, a suo avviso, si basa su quattro pilastri fondamentali: “formazione spirituale, intellettuale, comunitaria e apostolica”. “E’ imprescindibile evitare ogni forma di ipocrisia e di clericalismo grazie a un dialogo franco e aperto su ogni aspetto della vita”, ha osservato, precisando che “la formazione e’ un’opera artigianale, non poliziesca”, ed ha “l’obiettivo di formare religiosi che abbiano un cuore tenero e non acido come l’aceto”.
“Tutti siamo peccatori, ma non corrotti. Si accettino i peccatori, ma non i corrotti”, ha raccomandato. Interrogato sulla fraternita’, il Papa ha detto che essa ha “una forza di attrazione enorme. Suppone l’accettazione delle differenze e dei conflitti. A volte e’ difficile viverla, ma se non la si vive non si e’ fecondi”. In ogni caso “mai dobbiamo agire come gestori davanti al conflitto di un fratello: bisogna accarezzare il conflitto“, ha detto ancora Francesco. Sono state poste quindi alcune domande sulle mutue relazioni tra i religiosi e le Chiese particolari nelle quali essi sono inseriti e il Papa ha affermato di conoscere per esperienza i problemi possibili. (AGI) .