20 nov – Nei primi 10 mesi del 2013 1.009 gestori di impianti di distribuzione di carburanti hanno cessato la loro attivita’ a causa della ”crisi dei consumi interni, combinata ad un incremento record dell’imposizione fiscale sui carburanti e sulle imprese”. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Confesercenti. La Presidenza Nazionale Faib, riunita oggi a Roma, lancia l’allarme: l’aumento del peso del fisco sui carburanti e sulle imprese di distribuzione ha contratto i consumi e annullato i margini, spingendone molti impianti storici alla chiusura e aumentando l’esposizione debitoria del 50% della categoria.
”Ci sono 11mila gestori – spiega il Presidente di Faib Martino Landi – che hanno accumulato debiti per mezzo miliardo di euro, rischiando di giocarsi casa”. ”Il fisco tartassa il settore – continua – a partire dagli incrementi record della accise: in nemmeno tre anni l’accisa e’ stata rialzata gia’ 5 volte, arrivando ad aumentare di quasi il 46% sul gasolio, del 29% sulla benzina e del 17% sul gpl. Oltretutto, pesa sulla categoria la spada di Damocle della clausola di salvaguardia: se non si dovessero trovare risorse per la copertura della prima rata dell’Imu – saltate per la mancata sanatoria sui giochi – si aumenteranno di nuovo le accise.
Non siamo il Bancomat d’Italia: e’ una vergogna che si faccia sempre cassa su questo settore”. ”Il risultato – continua Landi – e’ tragico: vendite in picchiata (-20% su 2012) e azzeramento dei margini di guadagno (sotto il 2% del prezzo finale).Abbiamo sempre chiesto una razionalizzazione ”governata’ della rete di distribuzione: cosi’, pero’, la razionalizzazione la sta facendo la crisi, in modo selvaggio e senza una logica di governo della rete, mentre le compagnie petrolifere si sottraggono da anni all’obbligo di rinnovare i contratti di gestione. Ancora piu’ drammatica la situazione in autostrada, dove le perdite di venduto sono del 50% negli ultimi tre anni. Oltre la meta’ delle aree e’ in dissesto economico e a breve potrebbe non garantire piu’ il servizio. E le prospettive sono nere, considerando il disimpegno delle compagnie e la rendita di posizione dei concessionari autostradali”