4 nov – Nigel Farage è il volto dell’anti-europeismo britannico viscerale, del fastidio di un’isola che fu un impero per un continente di cui non si sente parte. Quarantanove anni, lasciò il partito conservatore al tempo del trattato di Maastricht per fondare l’Ukip, (Uk Independence Party), il partito iper-conservatore (ma liberale) che il premier Letta ha individuato tra i pericoli per l’Unione alle prossime elezioni europee.
Signor Farage, è un pericolo per l’Europa lei?
«L’Ukip si batte per un’onesta campagna contro un’irresponsabile e antidemocratica Unione europea. Siamo di fronte a un potere famelico, responsabile della crisi dell’Eurozona. Un potere che ha rimosso il primo ministro italiano, democraticamente eletto, per mettere al suo posto Monti, in modo da proteggere i propri interessi.
Questo non potrà mai accadere in Gran Bretagna, grazie alla sua lunga storia democratica. Trovo choccante che sia potuto accadere in Italia. C’è un generale scontento in Europa e noi vogliamo rappresentare ognuno dei 500 milioni di cittadini europei che vogliono essere governati da un governo direttamente eletto».
Che cos’è che non funziona in Europa?
«L’Unione non funziona per i suoi stessi membri. È un affronto alla sovranità nazionale e alla democrazia. Troppe leggi sono fatte dei burocrati di Bruxelles senza consultare il pubblico. Ciò che è buono per un Paese non lo è necessariamente per gli altri 27. Io credo fermamente nel libero mercato e penso che ci debba essere una maggiore cooperazione in Europa. Ma per questo non serve un parlamento separato con una sua bandiera, un suo inno, un suo esercito, come una superpotenza sovietica».
Vi accusano spesso di essere razzisti, lei lo ha sempre negato…
«Non c’è nulla di razzista nel voler che il proprio Paese si governi da solo o nel dar voce alla preoccupazione per la crescente immigrazione nel Regno Unito. Noi vogliamo che la Gran Bretagna si avvicini maggiormente al Commonwealth, un fantastico insieme di 52 Paesi che rappresentano un’incredibile varietà di culture, legati da governi e sistemi giudiziari simili, piuttosto che un’associazione preferenziale con i Paesi europei.
L’accusa di razzismo è profondamente ingiusta ed è stata usata spesso per impedire il dibattito sui problemi dell’immigrazione di massa. Crediamo nell’integrazione e nell’orgoglio nazionale, a prescindere dalla razza o dalla religione».
Che cosa pensa del modello della società multiculturale?
«È un concetto equivocato. Come dottrina che auspica la convivenza indipendente di culture diverse ha indebolito eccessivamente l’idea di nazionalità. Il risultato è stato una minore integrazione. L’Inghilterra è orgogliosa di avere una grande tradizione di ospitalità, ma negli ultimi decenni abbiamo visto intere comunità completamente separate, senza alcuna identità nazionale. Bisogna rivedere le politiche immigratorie perché chiunque arrivi in un Paese diventi parte di quella società».
Molti elettori non percepiscono più differenze tra i partiti tradizionali. È forse anche questa la radice del vostro successo?
«Conservatori e laburisti sono due partiti socialdemocratici, non ci sta una sigaretta tra uno e l’altro. La gente è sempre più sfiduciata e disincantata e cerca qualcosa di nuovo. Il trenta per cento dei nostri lettori ha ammesso di non aver mai votato prima. Noi diamo voce alla gente che per anni i partiti non hanno rappresentato».
Claudio Gallo per “La Stampa“