Medio Oriente, la Russia offre ai cristiani perseguitati il suo “protettorato”

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26 ott – La fonti sono quelle ufficiali, che in Russia non temono smentite: il Cremlino è pronto a prendere in considerazione la possibile concessione della cittadinanza russa da parte di circa 50mila cristiani siriani della regione del Qualamun che la scorsa settimana avevano fatto pervenire la loro richiesta colllettiva al Ministero degli Esteri di Mosca. I portavoce del Presidente Putin e del Ministero, nelle loro dichiarazioni degli ultimi giorni, hanno confermato che la richiesta è al vaglio delle più alte autorità russe. «È la prima volta dalla nascita di Cristo» hanno scritto gli estensori della lettera arrivata a Mosca «che noi cristiani di Saidnaya e Maara Saidnaya, Maalula e Maarun ci troviamo sotto minaccia di essere espulsi dalla nostra terra».

Come captatio benevolentiae, la lettera non ha risparmiato elogi alla Russia di Putin, lusingata come «un potente fattore della pace globale e della stabilità» a fronte di espressioni poco benevole riservate ai Paesi occcidentali («Il proposito dei terroristi sostenuti dall’Occidente è quello di eliminare la nostra presenza in quella che è la nostra terra nativa con i metodi più ripugnanti, compresi gli omicidi di persone comuni»).

L’attenzione al caso mostrata dagli alti livelli dell’apparato russo lascia intendere che agli occhi del Cremlino la vicenda riveste una valenza anche – e forse principalmente – geopolitica. La lettera dei 50mila era stata subito definita dai portavoce del Patriarcato di Mosca come una prova della «grande autorevolezza» di cui gode in questo momento la Russia in Medio Oriente, «specialmente tra le minoranze cristiane che vivono in quell’area». I cristiani d’Oriente – ha detto l’arciprete Nikolaj Balashov, numero due del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato – «sanno da secoli che nessun altro Paese si prenderebbe cura dei loro interessi meglio della Russia». Proprio per riaffermare i legami tra la Russia e le Chiese presenti in Siria, il 14 ottobre l’Accademia Spirituale di Mosca ha voluto installare un complesso scultoreo con al centro una statua di Gesù sulle alture adiacenti al santuario mariano di Saidnaya – mèta dei pellegrinaggi dei cristiani arabi da tutto il Medio Oriente – come grande ex voto per la pace, mentre il Paese è dilaniato dalla guerra. Un gesto simbolico che si allinea con l’attivismo recente esercitato dal Patriarcato di Mosca per mostrare a tutti la propria sollecitudine per i cristiani mediorientali alle prese con le violenze islamiste. […]

vaticaninsider