25 ott – La Groenlandia dice sì all’apertura di miniere d’uranio e terre rare. Il Parlamento ha messo fine al divieto, in vigore dal 1988, di estrarre materiale radioattivo.
La prima beneficiaria del provvedimento sarà la London Mining, compagnia britannica ma la cui manodopera sarà prevalentemente cinese, che ha firmato con il governo dell’isola un accordo che permette l’estrazione mineraria, per 30 anni, in un giacimento a 150 chilometri a nord-est della capitale Nuuk.
Il ministro dell’Industria Jens-Erik Kirkegaard ha sottolineato: “Secondo la compagnia la miniera può valere nove miliardi di corone. Il PIL della Groenlandia è di dodici miliardi di corone, dunque arriverebbe quasi a raddoppiarlo. Avrà un importantissimo impatto sociale”.
La strada tuttavia è ancora lunga per poter vedere l’apertura di un miniera di uranio sull’isola. La Groenlandia è ancora semi-indipendente, quindi potrebbe essere costretta ad attendere anche il via libera del parlamento danese.
E poi ci sono le proteste degli ambientalisti. E quelle degli Inuit, il cui partito è uscito dall’esecutivo, per il suo no alle estrazioni minerarie, provocando una crisi di governo.