29 lug – Niente di nuovo sotto il sole. Alcune delle rivelazioni più scioccanti trasmesse ai media dall’ex analista della National security agency, Edward Snowden, non riguardano l’agenzia di intelligence americana, ma la sua controparte britannica, Government communications headquarters (Gchq)
Alcune delle slide trafugate da Snowden rivelano l’esistenza di due programmi speciali per il monitoraggio della Rete, “Mastering the Internet” e “Global Telecoms Exploitation”, e di alcune operazioni collaterali, fra cui spicca “Tempora”, destinata all’intercettazione dei dati che passano attraverso i cavi a fibre ottiche.
Per mezzo di speciali dispositivi collegati ai cavi sottomarini, gli 007 inglesi sarebbero in grado di raccogliere 21 milioni di gigabyte al giorno – email, post sui social network, conversazioni telefoniche, visite ai siti web – e di conservarli per almeno un mese, condividendoli con i colleghi dell’Nsa.
I servizi segreti americani avrebbero messo in piedi programmi simili, rivela il Washington Post. Ma, per quanto si tratti di informazioni sconvolgenti dal punto di vista dell’opinione pubblica mondiale, che scopre a un tratto di essere spiata in maniera massiccia e senza precedenti, forse non ci si dovrebbe sorprendere troppo, se si considera che questo tipo di operazioni fanno parte del Dna dei servizi segreti.
Il primo cavo sottomarino transatlantico, TAT-1, posato nel 1955. La capacità era di solo 36 telefonate alla volta
Già a partire dagli anni ’70, gli Usa avviarono delle missioni di intercettazione dei cavi sottomarini. La più famosa è forse quella battezzata “Operation Ivy Bells”, uno sforzo congiunto di Marina, Cia e Nsa per ascoltare le comunicazioni intercorrenti fra le basi navali sovietiche di Petropavlovsk e Vladivostok, sul mare di Okhotsk. Per quanto i sovietici avessero installato dei rilevatori sonori sul fondo marino e la zona fosse presidiata di continuo da navi impegnate in esercitazioni militari, il sottomarino statunitense Halibut riuscì a penetrare lo sbarramento, individuare il cavo e, grazie a dei sub appositamente addestrati, a installare una speciale “cimice” tutt’attorno ad esso, fasciando il cavo senza lacerarlo per evitare che i nemici si accorgessero dell’intervento.
Ogni mese, il dispositivo veniva recuperato e riportato a bordo dai sommozzatori e i dati così raccolti analizzati dagli specialisti dell’agenzia. Ivy Bells proseguì per diversi anni, senza che i sovietici si accorgessero di nulla, fornendo grandi quantità di dati all’intelligence americana; tutto finì quando Ronald Pelton, un’impiegato della Nsa, decise di tradire i propri datori di lavoro e passare segretamente informazioni al Kgb. Nel 1981, i satelliti alleati mostrarono un’anomala concentrazione di navi sovietiche ne mare di Okhotsk, proprio sopra al punto in cui era stato collocato il dispositivo di intercettazione. Quando i sub inviati in fretta e furia a recuperare la cimice giunsero sul posto non la trovarono, segno che i nemici avevano ormai mangiato la foglia. Ma, nel frattempo, gli Usa avevano iniziato a monitorare anche altri cavi.
Nel 1979, secondo quanto raccontano i giornalisti Sherry Sontag e Cristopher Drew nel libro “Blind man’s bluff – the untold story of American submarine espionage” un altro sottomarino, l’Uss Parche, partì da San Francisco in direzione del Polo Nord, per piazzare un altro dispositivo di ascolto vicino a Murmansk, attorno a un cavo che attraversava il Mare di Barents, dove restò indisturbato fino al 1992, quando le intercettazioni cessarono. A partire dal 1985 le missioni dell’Uss Parche furono estese al Mediterraneo, e in particolare ai cavi che collegano l’Europa all’Africa Occidentale.
La mappa dei cavi sottomarini (da TeleGeography)
Il sottomarino continuò ad essere in attività fino al 2004, quando fu dismesso e sostituito dal Jimmy Carter, in grado, secondo quanto raccontato dall’Associated Press, di ospitare tecnici e materiali speciali, pensati per l’intercettazione delle comunicazioni che viaggiano sui cavi a fibra ottica.
E il cerchio si chiude, dalla Guerra Fredda ai giorni nostri. Anche se cambiano le modalità dell’intercettazione: è probabile che più che in alto mare, il monitoraggio delle fibre ottiche oggi avvenga nel momento in cui i cavi emergono in terraferma, grazie alla collaborazione dei “5 Eyes”: Gran Bretagna – snodo cruciale di transito attraverso cui passa gran parte delle comunicazioni fra Vecchio e Nuovo Continente – Australia, Canada, Nuova Zelanda e Usa. E sono cambiati anche gli obiettivi dello spionaggio: prima si trattava di nazioni ostili, verso cui il conflitto, per quanto non armato, era dichiarato e aperto; oggi, come rivela Snowden, si spiano comuni cittadini con una rete a strascico che non fa distinzioni, ma spera di catturare il classico ago setacciando l’intero pagliaio.
Twitter: @fede_guerrini
linkiesta.it