23 ott. – Uno scatto di calma rabbia, molto contenuta. Un segnale quasi di stanchezza, soprattutto se lo si unisce all’ultimatum sulle riforme, e in particolare a quella della legge elettorale.
“La vita pubblica e l’opinione dei cittadini sono condizionate e deviate da un’onda diffusa e continua di vociferazioni, di faziosita’, di invenzioni calunniose che inquinano il dibattito politico e mirano, non solo a destabilizzare un equilibrio di governo, ma a gettare ombre in modo particolare sulle istituzioni di piu’ alta garanzia e di imparziale e unitaria rappresentanza nazionale”, dice Giorgio Napolitano durante l’assemblea nazionale dell’Anci a Firenze.
Il riferimento immediato e’ a quella nota, durissima, con cui ieri aveva stigmatizzato le “ridicole panzane” su un suo presunto accordo con Silvio Berlusconi. Ma non c’e’ solo questo, se il riferimento esplicito e’ anche al suo recente messaggio alle Camere sulla situazione carceraria. “E’ stata da piu’ parti alimentata una rappresentazione contraffatta, grossolanamente strumentale”.
Il malumore, a riguardo, filtrava gia’ da diversi giorni negli ambienti del Colle. Oggi il Presidente ribadisce e sottolinea: “si indicavano dati di fatto, cifre non occultabili e scadenze non eludibili”. E, in ogni caso, “Non cedero’ al clima avvelenato”. Al tempo stesso Napolitano aggiunge: non rinuncero’ “a nessun adempimento scomodo o facilmente aggredibile che sia, purche’ rientri nei limiti del mio mandato”, sottolineando che “quei limiti costituzionali” ha sempre “scrupolosamente osservato”: “Il Parlamento fara’ in assoluta liberta’ le sue scelte”.
Primo punto su cui Napolitano promette vigilanza la legge elettorale. Dovra’ essere finita entro il 3 dicembre. Prima della pronuncia della Corte Costituzionale sul Porcellum. Sia chiaro.