11 ott – La politica energetica fallimentare dell’Europa, dai sussidi alle rinnovabili al sistema Ets sino alla questione ‘shale gas’, rischia nei prossimi anni di far saltare la stabilità del sistema-energia del Vecchio continente. E, con prezzi energetici proibitivi doppi o tripli rispetto a quelli degli Usa, anche di impedire la ‘rinascita industriale’ su cui punta l’Ue. E’ l’allarme lanciato a Bruxelles da dieci ‘big’ del settore, tra cui Enel ed Eni, chiedendo un cambio di marcia ai leader europei in vista dei vertici dedicati all’energia che si terranno a febbraio e a marzo prossimi.
”Stati membri e istituzioni Ue sono entrambi responsabili della situazione di oggi”, ha sottolineato l’ad di Enel Fulvio Conti, dicendosi ”preoccupato per la stabilità del sistema energetico in Europa”. I primi, infatti, attuano politiche nazionali incostanti in conflitto tra loro e utilizzano il settore come strumento per far cassa rivalendosi su cittadini e imprese, mentre le seconde non riescono ad adottare una legislazione armonizzata e basata sul principio di sussidiarietà nei 28 paesi. Ma l’intenzione dei giganti europei dell’energia (oltre a Eni ed Enel, anche Gdf Suez, E.on, Rwe, Iberdola, GasTerra, GasNatural Fenosa, Vattenfall e Cez Group), ha messo in chiaro Conti, non è ”indicare col dito i responsabili ma i problemi che devono essere risolti”.
A partire dagli schemi di sussidi non coordinati a livello Ue alle rinnovabili, a cui si deve mettere fine per puntare invece al sostegno armonizzato di quelle tecnologie non ancora mature che devono essere sviluppate. Bruxelles deve anche dare un ”segnale chiaro”, hanno chiesto le società, sulla questione CO2 e rivedere il sistema di scambio delle emissioni Ets che non funziona. Nel mirino anche l’indecisione europea sul gas di scisto, un treno che gli Usa hanno già preso da tempo che ha fatto sì che i prezzi del gas in Europa siano ora il triplo di quelli americani, come ha ricordato l’ad di Eni Paolo Scaroni.
A questo si aggiunge anche, ha fatto presente Conti, un ”bando affrettato” del nucleare, che ora pesa per esempio per la Germania ”20 miliardi di extra costi” sulla competitività del paese. ”Come far scendere i prezzi dell’elettricità, altrimenti in che modo si arriva alla rinascita industriale europea? Questa è la domanda” a cui l’Ue deve dare una risposta, ha sottolineato il numero uno di Eni. Perché la politica energetica seguita finora dall’Europa, è stato senza appello l’ad di Gdf Suez Gerard Mestrallet, ”siamo tutti d’accordo che non ha dato i risultati attesi”.