Telecom, Barnabè è il primo manager a cui vendono l’azienda a sua insaputa

barnabe26 sett – – Da oggi, anzi già da ieri, Franco Bernabè è il primo amministratore delegato a confessare candidamente che gli hanno venduto l’azienda a propria insaputa. Battendo quindi ogni precedente possibile record, di politici, di magistrati o di comuni cittadini, notoriamente molto nutrito, in materia.

Ma Franco Bernabè non è ingenuo né naif. Semplicemente ha detto una verità che adesso qualcuno dovrà pur constatare, se del caso, aprendo gli occhi: la Telecom, e la cosa vale anche per altre S.p.a. privatizzate e quotate in borsa, di quel calibro, non è di proprietà degli azionisti che delegano i manager e i super manager, almeno per lo stipendio, a gestirla. No, la Telecom, ma anche le altre, sono ormai di proprietà delle stesse banche cui si appoggiano per avere i soldi. O se preferite la liquidità che serve all’impresa. E quando le banche si stufano di vedere l’azione che nasce a due euro e dopo qualche anno scende, scende e scende fino ad arrivare a sessanta centesimi, si fanno i conti della serva e vendono interi pacchetti azionari che hanno in deposito o in garanzia e lo fanno avvertendo gli azionisti a cose fatte. La novità è che adesso avvisano a cose fatte anche l’amministratore delegato, il presidente e quant’altri.

La società per azioni è diventata “asociale” e ciascuno dei principali soci bancari (che un tempo si diceva mai avrebbero dovuto entrare nell’azionariato per non trasformarli in veri e propri strozzini istituzionalizzati, ndr) si comporta come c.… gli pare. Con buona pace dell’interesse nazionale, della stessa rete Telecom, della sicurezza delle comunicazioni e di quant’altro.

Un’altra cosa che va notata è che il fenomeno ovviamente non riguarda grandi società private come la Fiat ma soprattutto le pseudo privatizzate ex aziende di stato, che hanno conservato, quando non accresciuto, nella privatizzazione i vecchi vizi lottizzatori e spartitori della politica e della partitocrazia.

Fa eccezione, per adesso, solo l’Eni che in realtà è il vero e proprio stato italiano, compresa la politica estera, la difesa e la sicurezza. Quello stesso “stato” che nessuno riesce a trovare pur pagandone le tasse.

Il messaggio che ci manda quindi Bernabè non è comico e paradossale, ma altamente drammatico. Quasi tragico. O tragicomico, per restare nel “mood” del paese attuale.

Di Giorgio de Neri  – thinknews.it