MESTRE, 20 Settembre 2013 – La CGIA ribadisce il suo no all’aumento dell’aliquota IVA di 1 punto (dal 21% al 22%) previsto a partire dal prossimo 1° ottobre 2013. Nella nota diffusa il 18 settembre 2013 si sottolinea che “se entro il prossimo 1° ottobre il Governo Letta non riuscirà ad evitare l’aumento dell’Iva, siamo destinati a staccare tutti e ad aggiudicarci la palma dei più tartassati da questa imposta tra i principali Paesi dell’area dell’euro”.
Questo, infatti, il prospetto attuale: Per scongiurare l’aumento dell’Iva è necessario trovare 1 miliardo di euro per gli ultimi 3 mesi del 2013 e oltre 4 miliardi per il 2014. “Come è possibile – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – non riuscire a recuperare 1 miliardo di euro all’interno di una spesa pubblica complessiva della nostra Pubblica amministrazione che ammonta ad oltre 810 miliardi di euro? L’uscita dalla procedura di infrazione consentirebbe al nostro Paese di dedurre i cofinanziamenti interni dall’utilizzo dei fondi strutturali; con il raggiungimento di questo obiettivo avremmo a disposizione tra i 10 e i 12 miliardi di euro”. Ora – conclude Giuseppe Bortolussi – visto che non siamo più nel mirino dei tecnici di Bruxelles, non potremmo usufruire di questo tesoretto per recuperare i 4 miliardi necessari per evitare il ritocco all’insù dell’Iva nel 2014?”
In linea teorica sono i percettori di redditi elevati a subire l’aggravio di imposta più pesante. Infatti, ad una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa. Tuttavia, la situazione si trasforma completamente se si confronta, come ha fatto l’Ufficio studi della CGIA, l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia. Ebbene, l’eventuale aumento dell’imposta peserà di più sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei familiari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori. (OPI)