9 set. – “Ci hanno trattato come delle bestie, veramente male. Il nostro valore era quello di una mercanzia, di qualche cosa che serviva ai loro scopi, ai loro progetti, ma ci consideravano come delle bestie”. Lo ha raccontato Domenico Quirico, appena tornato a Torino, a Radiouno Rai. “Ci davano da mangiare i loro avanzi, ci hanno tenuti chiusi in una stanza impedendoci di camminare, di uscire, di fare qualsiasi cosa per 150 giorni” ha continuato il giornalista. “Gli unici che ci hanno trattato in modo dignitoso sono stati i terroristi al-Faruq, che ci hanno tenuti per una settimana. Ci aveva passati a loro l’altro gruppo che ci teneva prigionieri, ma questi ultimi hanno dimostrato nei nostri confronti maggior rispetto, una forma di comprensione rispetto alla nostra situazione”. “Ho incontrato centinaia di persone che non conoscono il concetto semplice di pieta’, della compassione nei confronti di un altro essere umano che soffre” ha concluso Quirico.
In merito alla conversazione tra i ribelli riportata dal suo compagno di prigionia Pier Piccinin, Quirico ha ribadito di aver anche lui ascoltato la conversazione. “Era una conversazione in cui tre persone, sulla cui identita’ non so nulla: uno dei tre si e’ presentato come generale della rivoluzione – si e’ presentato lui come tale, quindi non so ne’ il nome, ne’ il cognome – gli altri due per noi erano solo delle voci. Parlavano su Skype e dicevano che quella era un’operazione che avevano fatto una volta; detto questo io non ho la prova che fosse una conversazione basata su fatti reali”.
“Tutto quello che posso dire – ha ripetuto il giornalista de La Stampa – e’ che ho sentito tre persone che dicevano questo.
Percio’, la fondatezza di quello che dicevano, il loro grado di conoscenza della vicenda e lo scopo per cui lo facevano – questo non lo so”. (AGI) .