2 sett – VENEZIA – Sono sconvolgenti, buffe e crude le immagini degli albini africani, esseri prigionieri di un colore che per i neri è un pregiudizio e anche una magia negativa. ‘White Shadow’, prodotto da Ryan Gosling (il divo di ‘Drive’) e firmato Noaz Deshe, opera prima di questo regista apolide che vive tra Germania e Stati Uniti, racconta appunto le loro storie. E piu’ precisamente – nel documentario che passa oggi alla 28/a Settimana Internazionale della Critica del Festival di Venezia – i terribili massacri che colpiscono gli albini in Tanzania dove sono perseguitati. Medici-sciamani offrono infatti ingenti somme per comprarsi parti del corpo degli albini per crearne pozioni magiche.
Così, come racconta appunto il documentario, dal 2008 al 2010 si sono consumati oltre 200 omicidi ispirati a questo tipo di stregoneria. In ‘White Shadow’ di scena la storia di Alias, un ragazzino albino che, dopo aver assistito all’assassinio del padre, viene mandato dalla madre in città, nella casa dello zio Kosmos, a cercare rifugio. Vendendo occhiali da sole, dvd e cellulari, il ragazzo non tarderà a provare sulla propria ‘pelle’ le difficoltà della vita e dell’essere diverso.