30 ago – Stati Uniti, Grecia, Turchia: i venti di guerra che soffiano sulla Siria alimentanto focolai di proteste ai quattro angoli del pianeta. Comuni a tutte le latitudini gli argomenti scanditi davanti alla Casa Bianca: “No a un ulteriore massacro di civili, no a una guerra costruita sulla menzogna come in Iraq”. “I siriani stanno abbandonando in massa il loro paese – dice uno degli organizzatori -. E questo perché? Perché temono che gli Stati Uniti bombardino Damasco”.
Al presidente Obama, che prova a rassicurare, ipotizzando attacchi “limitati” e “chirurgici”, la piazza risponde anche da New York. “Giù le mani dalla Siria”, l’eloquente messaggio per la Casa Bianca intonato da Times Square.
Nel video qui sotto le proteste a Palermo, dove c’è stato un flash mob in piazza Politeama
Ancora più esacerbati gli slogan provenienti da Atene. Qui, davanti all’ambasciata degli Stati Uniti, la piazza mobilitata dai Comunisti greci ha rinfacciato a Washington una nuova “guerra imperialista”.
A catalizzare le proteste in Turchia è invece stata la base aerea di Incirlik, da cui i caccia americani potrebbero decollare, per le loro missioni. “Dobbiamo impedire che si attacchi la Siria solo per difendere gli interessi statunitensi – dice un manifestante -. E dobbiamo impedire che migliaia di civili vengano uccisi come già accaduto in Iraq”.
Memoria viva in molti manifestanti, proprio il cruciale ruolo della base, nei caldi giorni dell’invasione del Paese, a caccia delle fantomatiche armi di distruzione di massa di Saddam.