22 ago – Lo faranno di nascosto, tu non saprai nulla, e per noi italiani, oltre che per molti altri, saranno ancor più miserie sociali, tagli a tutti i servizi, fallimenti di aziende come piovesse, disoccupazioni record, con i coglioni mediatici che in prima serata si chiederanno… “perché questa crisi non passa?”. Ecco cosa sta per accadere: il 70% del debito pubblico italiano di più di 2 mila miliardi di euro sarà trasferito a un fondo europeo comune, chiamato Redemption Fund (di seguito Rf), dove saranno convogliate anche tutte le eccedenze di debito pubblico degli altri Stati dell’Eurozona. Cioè: siccome il Trattato di Maastricht stabilisce che il debito pubblico degli Stati non deve essere superiore al 60% del Pil, tutto ciò che eccede questo limite nei debiti pubblici dei 17 paesi dell’euro sarà trasferito in questo Redemption Fund. Ok? Saranno quindi cifre immense di trilioni e trilioni di euro, che diverranno a quel punto di proprietà del Rf.
Stop un attimo: l’idea di questo Rf è tedesca, e precisamente del Consiglio Tedesco di Esperti Economici, e già qui la cosa puzza. Infatti vedremo sotto Barnarddove sta il marcio. Il documento che ne parla è della Commissione Europea. Torniamo a questo Rf. Dunque gli Stati dell’euro trasferiranno tutte le eccedenze di debito pubblico sopra al limite del 60% sul Pil al Rf, ma saranno comunque tenuti a onorare quella parte del debito trasferita (cioè a ripagare interessi e scadenze). Ma il Rf farà una cosa nuova che dovrebbe aiutare tutti gli Stati, e soprattutto quelli più indebitati come Italia, Grecia, Portogallo. Il Rf venderà dei suoi titoli agli investitori per racimolare soldi, e con quei soldi i governi dell’Eurozona potranno a) finanziarsi; b) onorare il proprio debito pubblico che fu trasferito nel Rf.
Il vantaggio è che siccome i titoli del Rf saranno garantiti da tutti i 17 paesi euro, essi saranno, agli occhi dei compratori, super sicuri, quindi gli interessi che il Rf pagherà su di essi saranno molto bassi. Certamente più bassi degli interessi che Italia, Spagna, Grecia, Francia, Portogallo pagano oggi per finanziarsi coi propri titoli di Stato. E qui sta la parte vantaggiosa, cioè i 17 dell’euro si potranno finanziare e potranno finanziare i ri-pagamenti sul loro debito pubblico a tassi molto più bassi grazie a questi titoli Rf. Ok, quindi uno direbbe che ‘sto meccanismo del Rf è a fin di bene, no? No, perché il documento della Commissione Europea che descrive questo meccanismo specifica in toni perentori che l’adesione al progetto Rf da parte degli Stati comporta condizioni severissime, ultra severe, e indovinate un po’ di cosa si sta parlando? Ma sì! Ma certo! Dei soliti Van Rompuy e Barrosoprogrammi di tagli feroci alla spesa pubblica, agli stipendi, alle pensioni, all’occupazione, a tutti i servizi pubblici.
Ecco cosa bolle in pentola con ‘sto Rf! Altro che vantaggi per lei, signor Ugo e signora Claudia. La Commissione infatti parla di “super potere d’intervento nei programmi di spesa dei governi”, come se non bastassero quelli che già ha grazie al Fiscal Compact. Ma c’è di peggio. I tedeschi hanno proposto che, al fine di garantire il ri-pagamento da parte degli Stati del loro debito: a) una quota del già micidiale prelievo fiscale di oggi sia trattenuta, oppure che si introducano nuove tasse, specialmente aumenti Iva, quindi… ancor più tasse; b) gli Stati partecipanti promettano in pegno, attenzione!, le loro riserve di moneta straniera e le loro riserve d’oro come garanzia sui ri-pagamenti, appunto. Vi rendete conto? La partecipazione in questo programma Redemption Fund comporta una nuova ventata killer di Austerità e addirittura la perdita totale di sovranità degli Stati persino sulle loro riserve monetarie e d’oro. Come ogni altro progetto di stampo sociopatico e di stampo Economicidio (cioè killer delle garanzie sociali di noi cittadini e della nostra economia per viviere) della Commissione Europea, anche questo diventerà realtà. Non si dica che non vi avevo avvisati.
(Paolo Barnard, “Lo faranno di nascosto. E sarà ancora più miseria, tagli, fallimenti, disoccupazione”, dal blog di Barnard del 12 agosto 2013).