«E’ accaduto quanto avevamo temuto: la cancellazione di quello che era un tempo la linea produttiva della Sergio Tacchini. La cessione ad una finanziaria cinese – dice Domenico Turri, responsabile del settore tessile per la Cisl di Novara – ha visto ridurre ai minimi termini la produzione in Italia, sino al totale trasferimento all’estero».
La bandiera cinese sulla Tacchini ha iniziato a sventolare nel 2007, quando a salvare la società, che all’epoca sfiorava i 70 milioni di euro di debiti, arrivò Hembly International Holdings, uno dei principali gruppi asiatici di outsourcing e distribuzione di abbigliamento quotato alla Borsa di Hong Kong. Per accelerare i tempi, la H4T, una holding cinese che fa capo a Billy Ngok, presidente del gruppo Hembly, aveva preso in affitto il complesso aziendale e siglato un accordo di fornitura. Poi l’intera società è passata in mano a H4T. Un’operazione storica nel panorama imprenditoriale nazionale: per la prima volta i cinesi acquisivano un’azienda e un brand italiano di fama internazionale. La proprietà asiatica ha costituito ora una nuova società, Wintex, che si occuperà della valorizzazione del marchio: Tacchini resterà un’icona dell’abbigliamento, ma di italiano avrà solo il nome. lastampa