Roma 26 Giugno 2013 – C’è una guerra mondiale non dichiarata in atto da tempo: la guerra delle valute. La Banca del Giappone, la FED negli USA, la Banca d’Inghilterra e altre banche centrali stanno emettendo grandi quantità di moneta con cui provano a risolvere i problemi economici: comprano titoli di stato, mantenendo bassi i tassi di interesse, e servono a recuperare competitività attraverso la svalutazione.
I problemi comuni a tutte le economie dei paesi industrializzati sono la bassa crescita, il debito elevato e la forte mobilità dei capitali. Quest’ultima rischia di mettere in crisi i conti pubblici: se i capitali abbandonano i titoli di stato di un Paese, come successo in Italia nell’autunno 2011, i tassi salgono e con essi, sale la spesa (pubblica) per gli interessi, che a sua volta rende più difficile un intervento pubblico a sostegno della domanda e quindi più facile il peggioramento dell’economia.
Se invece la banca centrale acquista titoli del debito pubblico, i tassi di interesse restano bassi. Una bassa spesa per interessi non può che far bene ai conti pubblici e alle imprese, favorite inoltre dalla svalutazione della moneta, che rende più competitive le esportazioni del paese che svaluta.
Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Cina e altri paesi stanno facendo proprio questo: creano moneta, finanziano il debito e svalutano la propria moneta nel tentativo di rendere più competitivi i propri prodotti sui mercati stranieri.
Ed ecco il valore della sovranità monetaria.
Quest’ultimo obiettivo non sempre è facile da realizzare, perché se tutti i paesi industrializzati svalutassero nello stesso modo, i vantaggi sarebbero limitati. Ma, provate a pensare chi come noi non lo può fare perché ha ceduto la sovranità monetaria ad una oligarchia politico finanziaria che decide le sorti delle nostre economie. Inoltre, il debito di chi svaluta sarebbe meno pesante e si combatterebbe la recessione.
C’è la guerra, una guerra mondiale delle valute, e l’Europa sta a guardare, ostaggio della politica monetaria tedesca che non prevede il ricorso alla moneta per comprare titoli e le svalutazioni competitive.
Le conseguenze si vedono: anche la Germania è in difficoltà, cresce ma troppo poco mentre in gran parte dell’Europa occidentale prevale la recessione, la disoccupazione raggiunge livelli altissimi e i conti pubblici costringono i cittadini a continue vessazioni ed a subire enormi sacrifici.
C’è la guerra ma l’Europa, o, meglio, QUESTA Europa dominata dalla Germania, non la combatte. Resta a guardare gli altri che combattono una guerra tra poveri e conta i danni.