MILANO – 24 giu – Scippano e borseggiano. Ogni giorno. Più volte al giorno. Le conoscono gli agenti della Polizia locale. Ricordano le loro facce molti operatori dell’Atm (per seguirle e fermarle, sono sempre più fondamentali i sistemi di sicurezza e la modernissima e capillare rete di telecamere dell’azienda dei trasporti).
Ogni tanto le arrestano. E qualche giorno dopo le rivedono. Perché le bosniache sono un gruppo di madri e future madri. Tutte incinte. La procedura di solito è questa: arresto, convalida, rimessa in libertà. Soltanto nell’ultimo mese è successo due volte.
Gli investigatori della Polizia locale, in borghese, scendono allora in banchina. E aspettano. Le bosniache sono seriali, ripetitive, un «gruppo d’assalto» che non si ferma mai.
E qui si pone un problema più generale e complesso per le autorità: se da una parte la gravidanza (rispetto a reati non gravissimi come il borseggio) è motivo per non entrare in carcere, dall’altra queste ragazze tornano in metropolitana a commettere sempre gli stessi reati.
Cazzarola, quasi quasi ci provo anch’io..mi faccio mettere incianta da mio marito e vado a fare na rapina…vediamo se a me che so italiana me tengono in gattabuia….