7 giu – Quasi 7 ginecologi su 10 sono obiettori, una tendenza che appare in continua crescita. Garantire il rispetto e la piena applicazione della legge sull’aborto su tutto il territorio nazionale, garantire un riequilibrio del personale medico che preveda almeno il 50% di camici bianchi non obiettore. E ancora: valorizzare e ridare piena centralità ai consultori, e attivarsi affinchè l’interruzione volontaria di gravidanza sia proposta come opzione per le donne.
Questo il cuore della mozione bipartisan, in possesso dell’Adnkronos Salute, ideata e messa a punto dalla senatrice Laura Puppato (Pd) – e firmata anche da 30 senatori di Pdl, Gal, Pd, Scelta Civica, Movimento 5 Stelle, Sel – che verrà presentata in Senato.
Tra i motivi che hanno spinto la senatrice a presentare la mozione, i dati emersi dall’ultima relazione del ministero della Salute sullo stato di attuazione della 194, inviata al Parlamento. “I dati che emergono – si legge nel testo della mozione – sono molto preoccupanti e pongono una serie di riflessioni sulla garanzia e la qualità del servizio per l’interruzione della gravidanza disciplinata dalla legge 194 del 1978″. Il rapporto ministeriale scatta infatti questa fotografia: in Italia il 69,3% dei ginecologi del servizio pubblico è obiettore di coscienza. In pratica dunque quasi 7 ginecologi su 10 sono obiettori.
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“Se si analizzano i dati su base territoriale – si spiega nella mozione – si scopre che, ad eccezione della Valle d’Aosta, dove i ginecologi obiettori sono solamente il 16,7%, le percentuali regionali non scendono mai al di sotto del 51,5%. I dati medi aggregati per Nord, Centro, Sud e Isole indicano percentuali di ginecologi obiettori di coscienza pari rispettivamente al 65,4%; 68,7%; 76,9%; 71,3%. In particolare le Regioni dove l’obiezione è più alta sono le seguenti: Lazio 91%, Puglia 89%, Molise 85.7%, Campania 83.9%, Alto Adige 81.3% e Sicilia 80.6%”.
I dati del rapporto del ministero potrebbero però essere sottostimati. L’associazione Laiga (Libera associazione italiana dei ginecologi per l’applicazione della legge 194) ha infatti denunciato uno scollamento fra i dati ufficiali contenuti nella relazione al Parlamento del precedente ministro della Salute, Renato Balduzzi, e i dati reali raccolti dall’associazione stessa. “In particolare, nella regione Lazio, in ben 10 strutture pubbliche su 31 non è nemmeno più possibile accedere alle interruzioni di gravidanza. La stessa associazione – si legge nella mozione – ha evidenziato inoltre il rischio reale che nell’arco dei prossimi 5 anni, resti operativo un numero di medici non obiettori non superiore a 150 per tutto il territorio nazionale”.
Nella loro mozione la Puppato e gli altri senatori fanno riferimento anche al ritorno del fenomeno dell’aborto clandestino. Una pratica pericolosa per la salute e fuorilegge, confermata anche dal lavoro delle forze dell’Ordine. “Sono 188 – spiegano i senatori nel documento – i procedimenti penali aperti solo nel 2012 per violazione della 194, spesso contro insospettabili professionisti che agivano nei loro studi medici. Ma queste strutture sono controllate in numero crescente anche dalla delinquenza organizzata: l’ultima, smantellata dalla Guardia di Finanza solo poche settimane fa, era gestita a Padova dalla mafia cinese, e incassava circa 4.000 euro al giorno”.
Numerosi anche i casi di ragazzine e donne straniere che cercano di indursi l’aborto assumendo dosi massicce di un farmaco per l’ulcera a base di misoprostolo, che – si legge nel documento – “viene spacciato a tale scopo da bande sudamericane che lo fanno arrivare nel porto di Genova dagli Stati Uniti (10 pillole per 100 euro al mercato nero, meno della metà se si compra su Internet)”.
Eppure la legge 194 in materia di obiezione di coscienza è chiara. “L’obiezione di coscienza – riportano i senatori nella mozione – è infatti un diritto della persona ma non della struttura, che ha anzi l’obbligo di erogare le prestazioni sanitarie garantite dalla legge. Il diritto della donna ad interrompere una gravidanza indesiderata, e quello del personale sanitario a sollevare obiezione di coscienza, dovrebbero poter convivere affinché nessun soggetto veda negata la propria libertà”.
Alla luce di tutto ciò, i senatori chiedono attraverso la mozione, l’impegno del Governo a: “Garantire il rispetto e la piena applicazione della legge 194 su tutto il territorio nazionale nel riconoscimento della libera scelta e del diritto alla salute delle donne; a garantire un riequilibrio del personale medico e infermieristico, come peraltro previsto all’articolo 9 della legge attraverso la mobilità del personale, nell’ambito di livelli minimi e di una programmazione regionale, che preveda almeno il 50% di personale non obiettore”.
E ancora: “A valorizzare e ridare piena centralità ai Consultori familiari, quale servizio fondamentale per attuare vere politiche di prevenzione nonché servizio essenziale per l’attivazione del percorso per l’interruzione volontaria della gravidanza; ad attivarsi perché l’Ivg farmacologica sia proposta come opzione alle donne, che, entro i limiti di età gestazionale imposti dalla metodica, devono poter scegliere quale percorso intraprendere; a promuovere la conoscenza dei diritti in tema di contraccezione di emergenza, anche tramite adeguate azioni informative sull’esclusione del diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti; a prevedere azioni di prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza mediante attività di educazione alla tutela della salute e di informazione sulla contraccezione nelle scuole di ogni ordine e grado”. adnk