3 giu – In migliaia sono scesi in piazza in tutta la Turchia per protestare, in questo fine settimana rivelatosi il più lungo e violento della sua storia recente. Il motivo iniziale della protesta era la difesa dei 600 alberi di Gezi Parki, un piccolo giardino dietro Piazza Taksim, nel centro di Istanbul e simbolo dello stile di vita occidentale della città. In breve, però, le manifestazioni si sono trasformate in un’onda lunga di dissenso nei confronti dell’esecutivo islamico-moderato guidato da Recep Tayyip Erdogan, accusato di aver attuato una stretta autoritaria alla vita quotidiana del Paese negli ultimi due anni.
Morte cerebrale per un giovane – L’ondata di violenza rischia di degenerare. Un giovane, ferito da un colpo di arma da fuoco alla testa durante le manifestazioni di Ankara, è in stato di morte cerebrale, secondo quanto ha annunciato il segretario generale della Fondazione turca per i diritti umani Metin Bakkalci. Il giovane si chiama Ethem Sarisuluk. La notizia della sua morte, con la fotografia del suo corpo inerte a terra, ha iniziato a circolare questa mattina sulle reti sociali.
Erdogan: “Rivolta ispirata dall’estero” – Dal canto suo il premier turco ha parlato oggi di una rivolta ispirata da ambienti esteri. Erdogan ha affermato che la rivolta antigovernativa in corso da una settimana ha “collegamenti esteri” ed è organizzata da “gruppi estremisti. State calmi, rilassatevi, tutto sarà superato”, ha affermato.
L’assedio a Piazza Taksim – Sabato i manifestanti hanno assediato Piazza Taksim e tutte le zone limitrofe, fronteggiando gli attacchi della polizia, che ha utilizzato gas urticanti lanciati ad altezza d’uomo e getti di idrante. Una repressione ai limiti dello spietato, che ha indotto il presidente della Repubblica, Abdullah Gul, ha chiamare il premier turco Recep Tayyip Erdogan e a chiedere di favorire un atteggiamento più mite da parte delle forze dell’ordine.
L‘uso eccessivo della forza – Sabato pomeriggio si pensava fosse arrivata la svolta. Erdogan, a denti stretti, aveva ammesso l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti, la polizia si era ritirata da piazza Taksim, lasciando il campo ai manifestanti. Ma il teatro della violenza si era solo spostato di qualche chilometro. Le proteste e la repressione, ancora più violenta, hanno traslocato a Besiktas, quartiere sul Bosforo nella parte europea della città, dove si trova l’ufficio che il premier Erdogan utilizza a Istanbul. Gli agenti hanno utilizzato contro i manifestanti gas ancora più urticanti di quelli usati durante la giornata. Decine di feriti, anche in modo grave hanno trovato rifugio nei portoni dei palazzi e nelle case private. Contemporeaneamente, nel resto del Paese, la gente si è fatta strada percuotendo pentole e marciando al grido di “Erdogan istifa”, Erdogan dimissioni.
Domenica ancora proteste – Ieri in decine di migliaia si sono radunati nuovamente a Taksim, pacificamente e senza la polizia. Una manifestazione colorata e allegra, con tante anime in piazza, dagli ultralaici ai nazionalisti, dai curdi alle persone legate agli ambienti conservatori, ma contrarie alla deriva autoritaria di Erdogan. Ma fuori dalla zona, le scene di guerriglia urbana sono rimaste le stesse. La polizia ha caricato i manifestanti a Besiktas fino all’alba. Ad Ankara ne ha arrestati oltre 500.
Erdogan: “Manifestanti saccheggiatori” – Dal premier Erdogan sono arrivati messaggi, ma non quelli che la piazza si aspettava. Il premier durante un’intervista all’emittente Haberturk, ha parlato della futura piazza Taksim dopo il lavoro di riqualificazione, spiegando dove costruirà la moschea. Non una parola sulle proteste, se non definire “saccheggiatori” i manifestanti e definire Twitter “una digrazia per la nazione”.
Calma apparente – Il ministro dell’Interno, Muammar Guler, ha detto che fino a questo momento non ci sono stati morti, ma è difficile capire quante delle persone gravemente ferite siano in condizioni precarie. Istanbul oggi si è svegliata in uno stato di calma apparente ma nessuno sa quanto possa durare. Di certo c’è stata l’apertura della borsa, in ribasso del 6,43% e con un cambio sul dollaro che ha raggiunto livelli record.
Per Erdogan Twitter è un pericolo – Twitter? Un pericolo per la società. Parola di Recep Tayyip Erdogan. Il premier turco durante un’intervista all’emittente Haberturk, commentando i proteste che da qualche giorno agitano la Turchia, ha attaccato i social media, prendendosela in modo particolare con Twitter che permette di condividere pensieri e immagini. “Adesso c’è un pericolo chiamato Twitter – ha detto Erdogan – lì vi si possono trovare tutti i migliori esempi di bugie. Per me i social media sono il pericolo maggiore per la società“. Da venerdì migliaia di persone hanno iniziato a radunarsi per le strade della Turchia, protestando prima per l’abbattimento di 600 alberi a Gezi Parki, un giardino nel centro di Istanbul, e poi per la deriva autoritaria dell’esecutivo islamico-moderato degli ultimi due anni. Il tam tam sui social network è stato fondamentale per permettere alla folla di organizzarsi.
Sulla Rete però circolano video e foto – Ma sulla Rete continuano a circolare foto e video sulla feroce repressione da parte della polizia turca della protesta negli ultimi giorni. I manifestanti, che chiedono le dimissioni del premier, denunciano la ‘censura’ esercitata nei confronti del movimento di protesta da parte delle principali tv turche, che accusano di obbedire alle direttive del governo, e affermano che i collegamenti con internet spesso vengono interrotti nelle aree in cui L’uso eccessivo della forza contro i manifestanti è stato criticato dalla stampa internazionale e da molte capitali estere. Secondo Amnesty International cinque delle centinaia di feriti sono in pericolo di vita.
Tiscali