Nasce il MOI, il primo gruppo italiano di gay musulmani

Devono affrontare una doppia sfida gli omosessuali musulmani che vivono in Italia, vittime di omofobia e, insieme, di razzismo e pregiudizi legati all’islam.

Come conciliare il proprio credo religioso con l’omosessualità è un dibattito aperto che non riguarda solo cristiani ed ebrei ma anche il crescente numero di musulmani residenti in Italia, che a dicembre grazie all’impegno del Moi (Musulmani Omosessuali in Italia) saranno rappresentati a Bruxelles alla conferenza Calem della Confederazione delle associazioni lgbtq* musulmane in Europa. Abbiamo parlato di integrazione e lotta ai pregiudizi con Pier N., curatore del sito Il Grande Colibrì, dedicato ai temi dell’omosessualità e dell’interculturalità.

Come è nato Il Grande Colibrì e quali sono le attività e gli scopi del Moi?

Siamo un gruppo di amici accomunati da un lato dall’essere, per la maggior parte, italiani “atipici” (non solo siamo gay o queer, ma siamo anche figli di immigrati o di coppie miste, con origini africane, asiatiche ed europee) e dall’altro dal vivere sulla nostra pelle il soffocante clima di intolleranza che domina l’Italia e, troppo spesso, anche la sua comunità lgbtq*. All’interno del sito ha un ruolo rilevante il progetto Moi Musulmani Omosessuali in Italia, nato non solo sulla scia delle credenze religiose di alcuni di noi, ma anche dalla constatazione che mancano sia uno spazio di incontro e confronto per le persone lgbtq* di fede islamica sia
un’occasione di dialogo rispettoso tra le comunità queer e musulmana. Con MOI raccontiamo la vita delle persone lgbtq*, grazie anche ad una ricca rete di contatti, nei paesi a maggioranza musulmana, illustriamo la poco conosciuta teologia liberale islamica, rispondiamo alle lettere che riceviamo.

Il Moi ha una sede ed organizza anche incontri?Per ora Moi non ha né una sede né una struttura formale. Esistiamo solo da giugno e vedremo in futuro come evolverà il progetto, considerando anche la sorprendente risposta positiva da parte dei lettori. È comunque possibile collaborare al sito oltre che commentare gli articoli sul blog o iscrivendosi alla nostra pagina su Facebook.

Qual è l’aspetto più bello e l’aspetto più brutto per un musulmano omosessuale che vive in Italia?

Confesso di fare un po’ fatica a farmi portavoce del musulmano omosessuale “medio”, dal momento che parliamo di un insieme di persone molto eterogeneo, dall’immigrato indonesiano a quello marocchino, dai ragazzi delle “seconde generazioni” ai convertiti italiani. In generale, comunque, bisogna riconoscere che in Italia si può vivere la propria vita affettiva e sessuale in
maniera molto più libera che nei paesi a maggioranza musulmana… e questo non è poco! D’altra parte, il clima di intolleranza diventato così pesante in Italia colpisce due volte il gay musulmano: all’omofobia si aggiunge il razzismo, l’islamofobia. Purtroppo anche molte persone lgbtq* condividono lo stereotipo del musulmano come beduino selvaggio, adoratore di un dio barbaro, inadatto a una relazione seria perché o troppo stupido o troppo furbo… Molti omosessuali musulmani si sentono circondati dalla diffidenza, se non dalla paura, della comunità lgbtq*.

Ci può dire qualcosa di più sull’assai poco conosciuta liberale teologia islamica?
Le correnti interpretative “liberali” sono quelle più attente al rispetto della persona e delle sue scelte, quelle che più credono alla verità dell’amore. Non sono idee nate negli ultimi anni, ma anzi si rifanno a secoli di tradizione e di storia. Non hanno spazio nei media occidentali, ma in realtà non sono per nulla minoritarie. E sono quelle più fedeli al fatto che ricerca e dubbio sono elementi costitutivi della fede islamica, una fede che non conosce né strutture ecclesiali né caste sacerdotali paragonabili a quelle di altre religioni, ma che anzi riconosce un legame diretto tra la rivelazione divina e il credente.

Quali sono gli obiettivi dell’Islam liberale?

L’Islam liberale è una corrente d’interpretazione religiosa i cui unici obiettivi dovrebbero essere religiosi, morali, spirituali e non politici. L’aggettivo “liberale” purtroppo si presta ad ambiguità, ma dovrebbe essere collegato non tanto al liberalismo come pensiero politico, ma piuttosto alla liberalità, intesa come generosità e apertura, come convinzione che il Dio è buono, misericordioso, perdonante e compassionevole e che quindi non ci sia modo migliore di onorarlo che attraverso l’amore, la comprensione e la pace tra gli esseri umani. E questo discorso dovrebbe essere esteso a tutte le correnti “liberali” delle religioni. La politica, intesa come governo della comunità, è un’altra cosa e non dovrebbe essere colonizzata da nessun credo religioso, né dai musulmani né dai cristiani, né dai religiosi “liberali” né da quelli integralisti: la laicità è un bene che non dovrebbe essere mai messo in discussione, perché è una garanzia fondamentale per la coesistenza pacifica, rispettosa e fertile tra le persone.

Le tre principali religioni monoteiste del mondo ce l’hanno a morte con l’amore tra persone dello stesso sesso, visto come un “abominio” contrario la volontà divina. Come conciliano gli omosessuali credenti questi due aspetti della loro vita?

Per il credente dovrebbe essere importante quello che pensa il Dio, non quello che dicono gli uomini. All’interno tanto della Bibbia quanto del Corano si possono leggere parole molto diverse: chi cerca odio leggerà parole d’odio, chi cerca amore leggerà parole d’amore. Un testo sacro è sempre da capire, da interpretare, non è un bigino che espone schematicamente quattro concetti: d’altra parte, l’oro non lo si trova penzolante dagli alberi, ma occorre scavare e fare fatica, no? Il rapporto tra l’omosessuale e la religione, comunque, può essere molto diverso: c’è chi rifiuta in toto una religione che sente ostile e diventa ateo, c’è chi vive la propria sessualità con sensi di colpa, rincorrendo magari improbabili sogni di “guarigione” o di castità, c’è chi invece vive con pienezza e felicità tanto la propria vita spirituale tanto la propria vita affettiva e sessuale.
Articolo di Roberto Taddeucci tratto integralmente da gay.it