19 magg – La madre delle bufale è sempre incinta e in questi giorni smitraglia il web con allarmati parti plurigemellari: l’Unione Europea si appresterebbe a vietare – nientemeno! – gli orti domestici e a mettere fuori legge le varietà tradizionali di colture; scambiare i semi o conservarli dal raccolto per la prossima semina diventerebbero atti criminali.
Non è vero. Non bolle nulla del genere nelle pentole dell’Ue. Ecco in realtà come stanno le cose.
L’Unione Europea sta mettendo a punto nuove norme per il commercio dei semi, o meglio del materiale riproduttivo vegetale: ecco l’intero dossier (via Ecowiki) ed ecco la sintesi che ne fa Vogliaditerra: il Contadino, oltre ad essere saggio, è sempre ben informato ma, essendo forestiero, ha un suo modo particolare di usare l’italiano
Questa legge ovviamente rimpiazzerà e unificherà qualcosa come dodice normative già esistenti: l’idea che non puoi vendere su grande scala seme non certificata su germinabilità e purezza non è mica nata oggi. Ovviamente favorisce i grandi che hanno i mezzi per farlo, ma se tu passi i tuoi semi di pomodoro a un altro amico non siete fuorilegge e puoi anche venderlo su piccola scala.
Il testo completo della proposta di regolamento è qui in versione italiana. Per chi non avesse tempo e voglia di leggersi tutto, riprendo i punti salienti delle FAQ (disponibili solo in inglese) su registrazione delle sementi e piccoli produttori, attingendo anche dalla traduzione offerta dal già citato Ecowiki.
I giardinieri e i contadini che usano semi e piante per il proprio consumo non sottostanno a queste regole. La proposta offre la scelta ai contadini tra usare semi certificati o non certificati (standard). La scelta dipende dalle necessità e dalle preferenze di ogni coltivatore. I semi certificati offrono migliori garanzie di qualità mentre quelli standard di solito hanno prezzo più bassi.
Lo scambio di semi o altro materiale per la riproduzione delle piante tra non professionisti resta al di fuori degli scopi della legge. Ciò che viene venduto da non professionisti o da micro imprese per mercati di nicchia è esente dall’obbligo di registrazione. Le imprese con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo inferiore ai 2 milioni di euro possono vendere le loro varietà di piante di nicchia senza obbligo di registrazione.
Fonte: Blogeko.iljournal.it