I limiti alle emissioni di CO2 danneggiano l’auto europea

auto 27 apr. – “I politici non devono perdere di vista il fatto che l’Europa e la sua industria automobilistica svolgono un ruolo di primo piano nella sfida globale per ridurre le emissioni di CO2”, ha dichiarato Ivan Hodac, Segretario Generale ACEA, l’Associazione dei costruttori europei di automobili che chiede un approccio più realistico ed equilibrato per la politica della riduzione delle emissioni di CO2 dopo il voto del 24 scorso alla Commissione ambiente della Ue.

La proposta del relatore, Thomas Ulmer del PPE, indicava oltre al percorso per raggiungere l’obbiettivo di emissioni di 95g di Co2 entro il 2020, anche una road-map fino al 2025 dove la riduzione dovrebbe attestarsi tra i 68g e i 78g. Questi tetti alle emissioni rappresentano la media massima per i produttori d’auto immatricolate nella Ue, fatti salve le case automobilistiche con produzione di ‘nicchia’ con meno di 1000 vetture l’anno.

L’industria automobilistica europea produce già veicoli con i più elevati standard ambientali e di sicurezza e gli attuali obiettivi europei sulle emissioni di CO2 per il 2015 e quelli proposti per il 2020 sono molto più severi di quelli a cui sono tenuti i produttori extraeuropei, ben più impegnativi quindi di quelli negli Stati Uniti, in Cina o in Giappone.

“Purtroppo, continua Hodac, le vendite e i posti di lavoro nel settore sono in calo da oltre sei anni ed il primo trimestre di quest’anno conferma l’andamento fortemente negativo. In questo difficile contesto economico, considerando che la pressione normativa in Europa è già di gran lunga superiore a quella a cui sono sottoposti i nostri principali concorrenti, l’esito del voto in commissione è un segnale preoccupante per il futuro del settore in Europa”.

Il rischio è di un aumento dei costi di produzione , creando uno svantaggio competitivo per la regione e mette a repentaglio la capacità dell’industria di mantenere il suo vantaggio tecnologico e ambientale. Tra i temi di particolare interesse per l’industria automobilistica è la fissazione di obbiettivi a lungo termine. “Con la definizione di obiettivi irrealistici e politicamente motivati nel lungo termine, senza una base scientifica, i deputati hanno preso una pericolosa scorciatoia, ha concluso Hodac che ha rimarcato come siano stati trascurati gli impegni assunti per il settore nel programma CARS 2020 che prevedeva una regolamentazione più ‘smart’ basata su valutazioni d’impatto dei provvedimenti”.

L’industria dell’auto europea impiega circa 11,6 milioni di addetti, pari al 5,3% della popolazione occupata dell’UE, i 3,2 milioni di posti di lavoro nella produzione di automobili rappresentano il 10,2% dell’occupazione manifatturiera dell’UE. Il settore automobilistico contribuisce positivamente alla bilancia commerciale dell’UE con un surplus di euro 114.100.000.000. (Adnkronos)