L’Italia che lotta. E i politici che non sanno affatto cosa accade in questo paese

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da GeoPoliticalCenter

9 apr – La Corea tiene banco e l’attualità ne è praticamente satura, ma noi economisti del gruppo di analisi di GeoPoliticalCenter vorremmo fare una riflessione insieme a voi. Non parliamo praticamente mai delle questioni italiane (i motivi sono svariati e non è il caso di affrontarli qui adesso). Oggi però ci sentiamo in dovere di affermare con forza che la situazione in cui versa l’Italia sia davvero critica e le prospettive future lo siano altrettanto, come ormai diversi outlook ci stanno raccontando.

La colpa è, senza se e senza ma, della classe politica legittimamente eletta (sia chiaro) ma che sta tergiversando in modo ormai inaccettabile sulla creazione di un governo. L’economia italiana ha bisogno da subito di provvedimenti seri e ad effetto immediato. Inutile in questo momento pianificare rientri di bilancio a 10 e 20 anni. Bisogna investire e coprire tali investimenti con opportune politiche di compensazione ed eventualmente in sede europea concordare con tutta la forza contrattuale possibile, eventuali sforamenti ai limiti imposti ai nostri bilanci.

L’economia reale non ce la fa più.

E mentre i provvedimenti per banche e settore finanziario sono stati pensati ed adottati in tempi rapidissimi, ogni singola ed anche la più banale idea o proposta per l’economia reale latita. Da troppi anni ormai (dal 2008 circa), il peggiorare delle condizioni del mercato del lavoro ha fatto sì che sempre più concittadini si siano rivolti all’unica vera forma di Welfare italiano: la famiglia di origine o allargata che sia. Terminati gli ammortizzatori sociali, i nostri concittadini disoccupati non hanno avuto altro sbocco se non la solidarietà interna della propria famiglia o di altri gruppi sociali impegnati in questa vera e propria battaglia quotidiana.

Ebbene, siamo qui oggi a gridare a gran voce, perchè tali risorse vanno scemando sempre più in fretta. Le famiglie o in ogni caso i gruppi di solidarietà sono ormai allo stremo. E’ necessario fin da subito emanare provvedimenti in favore di tali gruppi e l’unica strada percorribile è la fiscalità. Riduzione coraggiosa della pressione fiscale, che dovrebbe passare anche dalla riduzione del cuneo fiscale, come unico strumento per far sì che i nostri concittadini tornino a consumare non il superfluo (questo è già scomparso da anni), bensì il necessario. Perchè quando in un paese calano i consumi di frutta, verdura, pesce, carne e pane, non stiamo parlando di beni di lusso bensì di elementi fondamentali della nostra alimentazione, conquistati in decenni di affrancamento e sviluppo. Altre spese fondamentali, indice di civiltà e sviluppo sono in preoccupante calo: spese dentistiche, spese mediche e per la salute in generale.

Accanto ad una coraggiosa riduzione delle tasse deve essere affiancata una vera e proficua ristrutturazione del mercato del lavoro, dando spazio e voce a quei milioni di nostri concittadini, giovani, donne, ultra cinquantenni, esodati che con troppa facilità vengono dimenticati e depennati dal capitolo lavoro. Il mercato del lavoro va riformato andando ad abbattare una volta per tutte le rigidità e gli egoismi inter-generazionali che ingessano completamente l’ingresso di nuove forze e rendono sempre più scivolosa l’uscita delle forze ormai più vecchie e più stanche.

Davvero, è questa l’Italia che vogliamo? E i nostri politici a cosa stanno pensando in questo preciso istante? Quale Italia hanno davanti ai loro occhi? Di una cosa siamo certi: non sanno affatto cosa stia accadendo in questo paese.

E’ un appello il nostro, come quello di tanti altri, una goccia nel mare ma osservando alcune dinamiche economiche e sociali sempre più preoccupanti, oggi, ci siamo sentiti con estrema franchezza, in dovere di esplicitare una volta per tutte il nostro pensiero.