28 mar – ono troppi gli obiettori, lo dicono in molti già da parecchio tempo. Così l’Onu ha presentato un documento, firmato dal commissario Juan Méndez, in cui a chiare lettere si legge che chi si oppone all’aborto “infligge una forma di tortura alla donna”.
Come da programma, il documento cita il caso della Polonia (unico paese europeo, insieme all’Irlanda, in cui la legge sull’aborto non è passata), dove non sarebbe stato consentito un test genetico sul feto. Non attacca direttamente la legge, ma colpisce al fianco sui soliti casi che sono l’eccezione dell’eccezione.
Il problema è vecchio quanto irrisolto. L’attuale giurisprudenza, infatti, mette in primo piano l’autodeterminazione della donna ma squalifica l’uccisione e lo smembramento del feto, che non è mai considerato un soggetto giuridico.
Sta di fatto che l’Onu con questo documento ha messo la mano sopra qualsiasi legge che intenderà limitare l’aborto o sul diritto all’obiezione di coscienza.
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26 marzo 2013
(Onu: la più grande associazione a delinquere del mondo?)
L’Onu inserisce nell’elenco delle torture l’opposizione all’aborto
In un documento sui diritti umani presentato all’Onu si legge che chi si oppone all’aborto «infligge una forma di tortura alla donna».
Chi si oppone all’aborto e si rifiuta di praticarlo «infligge una forma di tortura alla donna». È quanto si legge nel “Rapporto del relatore speciale sulla tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti”, firmato dal commissario Juan E. Méndez, documento presentato durante la 22ma sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu. Si legge: «Enti internazionali e regionali attivi nell’ambito dei diritti umani hanno cominciato a riconoscere che l’abuso e il maltrattamento di donne che cercano servizi di salute riproduttiva possono causare tremende e durevoli sofferenze fisiche e psicologiche».
RIFIUTARE L’ABORTO È TORTURA. Tra gli esempi c’è «il rifiuto dei servizi sanitari legalmente disponibili, come l’aborto e la cura post aborto». Come scrive il Foglio «un aborto negato è esplicitamente paragonato alla sterilizzazione e alla mutilazione genitale, citate giustamente nel rapporto come esempi di tortura. Al punto 47 si cita poi il caso di una donna polacca alla quale fu negato un test genetico sul feto dopo che un esame ecografico aveva evidenziato anormalità. Nel report dell’Onu si legge che, in casi come quello, “l’accesso alle informazioni sulla salute riproduttiva è fondamentale per la capacità di una donna di esercitare l’autonomia riproduttiva e i diritti alla salute e all’integrità fisica”. Negare le informazioni su un bambino “unfit”, indegno di vivere, è una violazione dei diritti umani».
VIETATO LIMITARE GLI ABORTI. L’Onu, dunque, punisce e cita come “tortura” non l’uccisione di un bambino nel grembo della madre ma tutte quelle leggi che limitano il ricorso all’aborto e magari, un domani, tutti quei medici che si rifiutano in coscienza di praticarli.
di Redazione
Fonte: Tempi
Lamentável… Não se pode obter felicidade da Morte de quem quer que seja. O fim disso é terrível!