25 mar – E’ ancora troppo presto dire se la Slovenia potrà essere il prossimo Paese dell’eurozona a dover chiedere aiuti internazionali per salvare il sistema bancario, anche se voci a questo proposito girano già da un anno, da quando è diventato chiaro che i maggiori istituti finanziari potrebbero non reggere da soli la stretta creditizia.
In un recente rapporto della Commissione nazionale per la lotta alla corruzione in Slovenia, si sostiene che “le maggiori banche slovene hanno elargito nello scorso decennio enormi somme di crediti, ora ritenuti “tossici”, che ammonterebbero a un quinto del Pil nazionale della Slovenia. Le direzioni delle banche avrebbero in molti casi preso decisioni “in base a rapporti politici e personali, in un’atmosfera di corruzione politica strutturale”.
Secondo la stampa, la relazione sulle banche slovene, che sono in gran parte di proprietà dello Stato, stimerebbe i “crediti tossici” a circa 7 miliardi di euro. Proprio per le alte quote di crediti rischiosi nei loro portafogli, stimati a circa il 20 per cento del totale dei prestiti concessi, nei mesi scorsi la Nova ljubljanska banka (Nlb) e la Nova kreditna banka Maribor (Nkbm) si sono viste declassare da parte delle maggiori agenzie di rating.
Il nuovo governo di centrosinistra, entrato in carica la settimana scorsa, dovrà decidere al più presto se istituire o meno una “bad bank” che si addosserebbe i debiti inesigibili, per poi ricapitalizzare le banche prima di privatizzarle, piano già votato in parlamento. Nel 2012 le banche slovene hanno registrato una perdita totale di 606 milioni di euro, 67 milioni in più rispetto al saldo negativo dell’anno precedente. L’ex ministro delle Finanze, Janez Sustercic, è dell’opinione che molto probabilmente la Slovenia “sarà costretta a chiedere aiuti internazionali se il piano per il risanamento delle banche verrà bloccato”.