Rai contro la cultura, soppresso ‘Passepartout’ di Philippe Daverio

Sottoscrivo ogni parola delle lettera a Dagospia riportata di seguito: la soppressione di Passepartout, cioé dell’unica trasmissione autenticamente colta, raffinata e culturale del se(r)vizio pubblico, è un segno dei tempi ignoranti che viviamo.

Daverio ha tra l’altro svolto un’attività super partes, organizza mostre (come 1000+1000+1000 di Bologna, di cui parla ArtCo di Blogosfere), promuove il territorio e le sue bellezze artistiche, parla un eccellente italiano e sa essere didattico, il che non guasta in un Paese in cui gli studenti scivolano in fondo alle classifiche internazionali.

Al di là della matematica, ormai i bambini mancano persino di lessico (delle parole per dirlo), dal momento che i genitori NON insegnano più a parlare -per mancanza di tempo e di cranio. Risultato: la dislessia aumenta esponenzialmente.
Figuriamoci se e come si insegna l’arte di discernere il bello.

Si deve esprimere indignazione per questo ennesimo segno negativo di una nazione preda di concubine, parassiti, satrapi, in cui lo Stato che sopprime la cultura possiede ben 13.000 aziende -con tutto il corollario di dirigenti e dipendenti assunti per via partitica- senza contare l’immenso numero di aziende pubbliche in mano a regioni, province e comuni…

Lettera 6
Caro DAGO, apprendo ora dal sito del CORRIERE che la RAI ha soppresso il programma “Passepartout” di Philippe Daverio per ragioni di bilancio (da scompisciarsi..)
Era una delle pochissime trasmissioni che guardo e l’unica che seguivo puntata per puntata, l’unico programma culturale robusto, ben fatto, piacevole: un soggetto diverso per puntata, contaminazioni fra storia, arte, contemporaneità, c’era di tutto.
Uno dei pochissimi che potessero fregiarsi con sicurezza della qualifica di “servizio pubblico”.

E quelli lo tagliano. Ovvio, tutto torna. Facciamo il bene della Nazione, per “ragioni di bilancio” vendiamo la RAI. Con l’invito, per l’acquirente, a riassumere Daverio.
BLUE NOTE

Paolo della Sala