Tunisia: bimbe velate intorno predicatore, rivolta nel Paese

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Il predicatore Kamil Al Awhadi (dal sito Tunisie Numerique)

1 febbr – (di Diego Minuti) – Una dozzina di bimbette, la piu’ grande avra’ meno di otto anni, agghindate col velo islamico dalla testa ai piedi, che si mettono in posa davanti all’obiettivo dei fotografi e degli operatori accanto ad un predicatore kuwaitiano, venuto in Tunisia a portare il verbo dell’Islam piu’ tradizionalista. Quelle immagini hanno fatto il giro della Tunisia sollevando vibranti proteste, la cui eco e’ giunta persino nell’Assemblea costituente, dove 70 deputati hanno firmato una mozione di condanna per quello che, per l’Associazione tunisina per i diritti dei minori, e’ un “crimine contro l’infanzia”, con bambine inconsapevoli ”utilizzate per veicolare un pensiero estraneo alla nostra cultura e ai nobili precetti dell’Islam”, con un chiaro obiettivo di indottrinamento.

Ma lui, il predicatore Kamil Al Awhadi, sembra non prendersi cura della pioggia di critiche perche’, ha detto, non sono venuto in Tunisia per modificarne la societa’ o per imporre scelte religiose. Al Awadhi e’ conosciutissimo in tutto il Medio Oriente ed anche in Nord Africa, grazie anche ad un uso sapiente del mezzo televisivo. Fuori da questi confini la sua fama la deve ad una fatwa in cui se l’e’ presa con un personaggio dei cartoon, Sponge Bob, accusato di omosessualita’ e di indurre i bambini a comportamente perversi.

La sua visita, cominciata una settimana fa, sta pero’ avendo un effetto deflagrante in Tunisia, o quanto meno nella sua parte laica che ha visto nelle incendiarie prediche di Al Awadhi un chiaro tentativo di ingerenza nei fatti tunisini. Lui, imperterrito, continua nel suo giro, passando da Zarzis (dove sono state scattate le foto con le piccole velate), a Sousse, a Sfax per ‘lambire’ la capitale, parlando in una moschea di Cartagine. Quasi una marcia di avvicinamento a Tunisi, dove, proprio nel cuore della citta’, c’e’ una moschea, quella di el Fath, cosiderata un caposaldo del movimento salafita e che lo vorrebbe accogliere a braccia aperte.

Se si guarda all’entusiasmo che lo accoglie in ogni sua sortita pubblica (a Cite’ Kabaria ci sono state scene da tifo calcistico con fumogeni e cori dentro la moschea), Al Awadhi sembra avere raggiunto il suo obiettivo, che e’ abbastanza chiaro: allargare il consenso intorno al wahabismo, oggi minoritario in Tunisia, ma che gode di invidiabile salute economica grazie all’appoggio dei regni del Golfo. Una manovra, comunque, a tenaglia perche’ ha due corni: quello religioso e quello politico, perche’ la Tunisia oggi ha ancora bisogno dell’aiuto (non si sa sino a che punto disinteressato) di Paesi amici, quali il Kuwait, ma piu’ ancora il Qatar. Un aiuto che pero’ non appare affatto senza una contropartita. (ANSAmed).