Monte Paschi: 17 mld di bonifici in 11 mesi. I pm valutano reato di truffa

mps29 genn – Miliardi che viaggiano da una parte all’altra dell’Europa e arrivano fino in Asia, operazioni finanziarie complessissime corrisposte per cassa, assenza di una due diligence formale, prezzi che lievitano di 4 miliardi in due mesi, una montagna di operazioni sui derivati, che potrebbero celare aggiustamenti di bilanci e nascondere la verità agli organi di controllo, nuove ipotesi di reato che si affacciano sulla scena: più la procura di Siena scava sull’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi, più la partita diventa complessa e ampia.

A cominciare dai reati contestati agli indagati, che sarebbero meno di dieci, tra cui ci sarebbe anche l’ex presidente Giuseppe Mussari (notizia mai confermata e mai smentita): i magistrati, anche alla luce delle nuove carte arrivate da Milano sui derivati dell’operazione Alexandria con la banca Nomura, starebbero infatti valutando se sia ipotizzabile anche il reato di truffa ai danni degli azionisti. Un’ipotesi, questa, che andrebbe ad aggiungersi a quelle già avanzate di manipolazione del mercato, ostacolo alle funzioni dell’autorità di vigilanza, aggiotaggio.

Ma i pm vogliono soprattutto capire come sia stato possibile che in soli due mesi il prezzo di Antonveneta sia schizzato dai 6,6 miliardi pagati dal Banco Santander ai 9,3 (più oneri vari che hanno fatto salire il prezzo definitivo a 10,3 miliardi circa) tirati fuori da Mps. Ai quali vanno aggiunti almeno altri 7,9 miliardi di debiti Antonveneta, che l’istituto senese si è accollato. Quel che è certo, perché documentato, è che in soli 11 mesi, dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009, il Monte ha effettuato bonifici per oltre 17 miliardi. Soldi che sono finiti ad Amsterdam, Londra e Madrid.

L’elenco dei bonifici è agli atti dell’inchiesta e già sul primo versamento si sta concentrando l’attenzione degli inquirenti: il 30 maggio partono da Siena 9 miliardi e 267 milioni a favore di Abn Amro Bank con sede ad Amsterdam, che il Banco Santander, si legge nel documento informativo relativo all’acquisizione di Antonveneta inviato alla Consob da Mps, ha nominato “soggetto venditore titolare di diritti e obblighi derivanti dall’accordo”. Si tratta infatti di una cifra maggiore, anche se di poco, dei 9 miliardi e 230 milioni pattuiti al closing per l’acquisizione.

Il secondo bonifico parte lo stesso giorno ed è destinato al Banco Santander di Madrid, per un importo complessivo di 2,5 miliardi. Il 31 marzo 2009 partono altri due bonifici, uno da un miliardo e mezzo e l’altro da 67 milioni, entrambi a favore del Banco Santander di Madrid. I restanti quattro bonifici vengono disposti da Mps il mese successivo, il 30 aprile. I primi due, ancora una volta, sono a favore del Banco Santander e riportano uno l’importo di un miliardo e l’altro di 49 milioni; gli ultimi due, da 2,5 miliardi e da 123,3 milioni, sono a favore di Abbey National Treasury Service Plc di Londra.

Sono soprattutto questi ultimi due ad interessare gli inquirenti perché si tratterebbe di cifre che, secondo qualcuno, sarebbero successivamente rientrate in Italia usufruendo dello scudo fiscale. Ma le domande non finiscono qui. Anche perché è lo stesso Monte dei Paschi, nei documenti ufficiali, ad avanzare qualche perplessità sull’operazione. Nel documento inviato alla Consob, nell’analizzare i rischi connessi ai risultati economici di Antonveneta, la banca senese affermava che “Banca Antonveneta potrebbe continuare a non generare risultati economici positivi, con possibili effetti negativi sull’attività e sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’Emittente e del Gruppo”.

E’ possibile, ci si chiede in procura, che con una simile valutazione sia pagato un prezzo così alto? Ma c’è un altro elemento. “Bmps – si legge sempre nel prospetto informativo – non ha effettuato una formale due diligence finalizzata all’aggiustamento del prezzo di acquisizione”, anche se ha avuto modo di controllare i bilanci di Antonveneta. Né, tantomeno, “sono state redatte perizie di stima ai fini della determinazione del prezzo”. Dunque l’operazione è stata effettuata senza che il Monte abbia verificato dall’interno la contabilità di Antonveneta. Perché? I magistrati ne chiederanno conto ai vecchi vertici di Rocca Salimbeni.

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