Sarà decisamente distante dal tradizionale repertorio festaiolo e dallo stile “tarantolato” che caratterizza i suoi concerti, quello che Vinicio Capossela si appresta a portare in scena anche in Emilia-Romagna. Perché molto diverso dal solito è Marinai, profeti e balene, il disco doppio con cui Capossela festeggia i vent’anni di carriera.
Capossela e gli abissi, con il loro immaginario collettivo di creature e di storie più o meno fantastiche, sembrano fatti l’uno per l’altro. E’ solamente in mezzo al mare, in viaggio in direzione dell’ignoto e lontano dalle regole della terraferma, che secondo Capossela gli uomini hanno la possibilità di comprendere meglio il significato della loro esistenza e il loro destino.
Nei testi delle canzoni Capossela pesca da alcuni fra i più celebri titoli della letteratura marinaresca dell’Ottocento come il Moby Dick di Herman Melville, le poesie di Samuel Taylor Coleridge e i romanzi di Joseph Conrad. E attinge dall’Odissea di Omero e dalla mitologia classica, di cui rivisita, come un moderno aedo, le vicende di Ulisse, di Polifemo, di Achille, di Calipso, di Tiresia e delle Sirene.
Alle tragedie greche si ispira la grande varietà di cori che accompagna Capossela nel canto: ancestrali, classici, da ciurma, di voci bianche o Anni Trenta.
Dalle radici della nostra cultura arrivano molti e insoliti strumenti musicali, fra cui spicca la lira di Psarantonis, una leggenda vivente della musica di Creta, registrata proprio sull’isola, nei pressi della grotta in cui la leggenda narra che sia nato Giove.
Insomma, preparatevi a spiegare le vele…
Luca Balduzzi