I rischi della “licenza natalizia” dei marò

di Gianandrea Gaiani

22 dic – Dopo due giorni di esitazioni e rinvii l’Alta Corte del Kerala ha concesso a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone di lasciare Kochi per trascorrere in Italia le festività natalizie e rientrare poi in India entro il 10 gennaio. La notizia è positiva anche perché per il rimpatrio temporaneo dei due militari il governo italiano si è impegnato formalmente accettando le umilianti condizioni poste dal tribunale indiano che includono il divieto per i due militari di uscire dall’Italia durante il periodo di permesso, il controllo costante della loro ubicazione e una cauzione elevatissima, 60 milioni di rupie pari a 828 mila euro.

Del resto la posizione del governo italiano nell’intera vicenda è stata sempre prona nei confronti dell’India e oggi certo non stupiscono le dichiarazioni di omaggio alla “sensibilità” e alla “umanità” delle autorità del Kerala da parte dei ministri Terzi e Di Paola.

Una genuflessione in più davanti a uno Stato che ha attirato con l’inganno una nave italiana e illegalmente arrestato due nostri militari costruendo contro di essi prove ridicole non influirà sulla credibilità generale dell’italietta che, magra consolazione, sembra ben allineata con lo standard (molto basso) dell’Unione Europea.

Tra le tante dichiarazioni di soddisfazione per la licenza concessa ai due fucilieri spicca infatti per sprezzo del ridicolo quella espressa da Michael Mann, il portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue che ha voluto ricordare l’impegno costante nella vicenda della baronessa Catherine Ashton il cui ruolo resterà per sempre legato al comunicato del marzo scorso nel quale definiva Latorre e Girone due “guardie private”.

Tra le condizioni poste dagli indiani per concedere la licenza di Natale c’è la pretesa che le autorità italiane forniscano alla polizia di Kochi gli indirizzi delle abitazioni di Latore e Girone, i loro numeri di cellulare e i dettagli dei movimenti che prevedono di effettuare una volta giunti in Italia, dove però la polizia indiana non ha nessuna giurisdizione e a nessun titolo potrà sorvegliare i movimenti o le comunicazioni dei due fucilieri.

L’impegno dell’Italia a farli rientrare in India potrebbe inoltre prestarsi a strumentalizzazioni da parte di Nuova Delhi che potrebbe riconoscervi un implicito riconoscimento della giurisdizione indiana sul caso. Come accadde con gli indennizzi pagati dall’Italia alle famiglie dei due pescatori morti e al proprietario del peschereccio Saint Antony. Effettuati come “gesto umanitario” e per impedire che cause civili si aggiungessero al processo penale, vennero successivamente strumentalizzati in tribunale e interpretati dall’accusa come ammissioni di colpa. Il procuratore generale del Kerala, Asaf Ali, si era opposto alla licenza natalizia sottolineando che la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per omicidio sui due militari che rende “plausibile che un magistrato italiano ne disponga il fermo e quindi la proibizione di tornare in India”.

Latorre e Girone hanno dato la loro “parola di italiani” che torneranno a Kochi ma la giustizia italiana avrebbe il dovere di fermarli una volta messo piede in Patria mentre le assicurazioni del governo all’India affinché questo non accada potrebbero risultare come una limitazione dell’autonomia della magistratura che, in Italia come in India, è istituzionalmente indipendente dal potere politico.

La rinuncia della procura di Roma a fermare Latorre e Girone suonerebbe come un’implicita legittimazione della giurisdizione indiana sulla vicenda. Se invece l’autorità giudiziaria fermasse i due militari impedendone il ritorno a Kochi si aprirebbe un aspro contenzioso tra Roma e Nuova Delhi.

Fonte analisidifesa

One thought on “I rischi della “licenza natalizia” dei marò

  1. E’ ridicolo vedere come questa licenza di Natale sia vista come un successo da parte delle nostre istituzioni, quando invece è qualcosa di più vergognoso che si sia visto in Italia. Quanto ci costa questa menata? 800mila euro di cauzione e volo di stato andata e ritorno e se a questo aggiungiamo anche il dolore delle loro famiglie il giorno in cui dovranno rientrare, il prezzo è altissimo. siamo una nazione di coglioni, avremmo dovuto andare a prenderceli o nella peggiore delle ipotesi espellere senza distinzione tutti gli immigrati indiani.

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