di Claudio Romiti
In questi giorni dominati da una tempesta finanziaria che sta mettendo in ginocchio l’intera Europa, la sinistra italiana non spicca certo per originalità nelle sue proposte. In termini generali, si ha l’impressione che la componente sulla carta più moderata, il Pd di Bersani, non faccia altro che rincorrere le sue estreme, Vendola e Di Pietro, in un vano tentativo di coniugare la sua presunta attitudine di forza di governo con la vetusta demagogia dell’irriducibile area radicale.
Probabilmente con un occhio ai sondaggi, i quali mostrano una forte crescita di Sinistra Ecologia e Libertà, il partito che ha da tempo abbandonato la vocazione maggioritaria sembra fare di tutto per mettersi in concorrenza con le più retrive spinte collettiviste dei suoi compagni più estremisti.
Tant’è, e la cosa risulta quanto meno paradossale, che le ricette presentate dal Pd per uscire dalla crisi sono sempre più in sintonia col male profondo il quale, non solo in Italia, si trova alla base dell’attuale dissesto economico e finanziario: il socialismo strisciante che i vari sistemi democratici occidentali hanno via via introdotto in dosi sempre più massicce in cambio di consenso.
Anziché riflettere sulla dissennata impostazione, il deficit-spending, che ha condotto l’intero Occidente sull’orlo di una crisi senza precedenti, anche il partito di Bersani cavalca le spinte più irresponsabili della società, prospettando in sostanza più tasse e più occupazione pubblica, o comunque occupazione sostenuta in qualche modo dalla collettività.
Basta osservare i continui messaggi e riferimenti in tal senso che provengono dal terzo canale Rai, vera grancassa mediatica del Pd, per comprendere meglio di qualunque discorso ufficiale quale sia l’orientamento generale di questo partito. Orientamento che, tra l’altro, non fa che riprendere la demagogica propensione del suo segretario a salire sui tetti degli edifici occupati dai soliti questuanti con l’eskimo e la kefiah, con l’idea peregrina di appoggiare qualunque richiesta di stipendio, perché di questo si tratta, proveniente dalla piazza.
In breve, più il termometro dei mercati mostra l’aggravarsi della situazione e più il canale rosso della Rai manda in onda, attraverso i telegiornali ed i programmi di approfondimento, messaggi e richiami tendenti a dare voce a quel vasto arcipelago di lavoratori organizzati che pretenderebbero di ottenere un posto fisso di lavoro sulla base di un diritto costituzionale malamente interpretato e, soprattutto, a prescindere da qualunque criterio di sostenibilità produttiva.
Il caso più eclatante è quello della scuola pubblica, tradizionale serbatoio di voti della Sinistra italiana. Un settore che, sebbene i sinistri demagoghi glissino su questo aspetto, in rapporto alla platea degli studenti presenta un numero di insegnanti più che doppio rispetto a Francia e Germania.
Eppure, nonostante l’avvio di una colossale infornata di circa 66mila addetti, tra docenti, impiegati e bidelli, in pianta stabile, in questi giorni su Rai3 non c’è tg e talk in cui non vengano artatamente messe in evidenza le presunte carenze di organico che starebbero alla base delle evidenti carenze e disfunzioni che presenta la nostra mediocre scuola pubblica.
Un piagnisteo, con tanto di elogio del precariato eroico (tema che sembra aver sostituito nell’ideologia di sinistra la vecchia impostazione operaista), con cui si vorrebbe contrabbandare la catastrofica spinta al posto pubblico per tutti con la retorica del diritto allo studio. E che si tratti di una vera e propria truffa ordita ai danni di un sistema Paese portato quasi al collasso proprio da un eccesso di Stato lo dicono i raffronti con altri sistemi più efficienti di noi sul piano dell’istruzione e, soprattutto, lo evidenzia una organizzazione scolastica che spende il 97% delle proprie risorse negli stipendi del suo debordante organico.
Un carrozzone impresentabile, definito molto correttamente dal ministro Gelmini come un enorme ammortizzatore sociale, che costituisce l’esempio tragico e vivente di quel citato socialismo strisciante che ha devastato la nostra capacità di crescita e di sviluppo. Un socialismo strisciante il quale, malgrado ciò, continua a rappresentare il vero cavallo di battaglia di una Sinistra francamente impresentabile.
Claudio Romiti