Fornero: dalle riforme non si torna indietro, qualunque governo verra’ la strada e’ segnata

8 dic – ”Abbiamo riformato questo paese, ma e’ brutto sentirsi soli e criticati”. Lo dice il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, da New York, in una lunga intervista al quotidiano ”La Repubblica” e in un colloquio con ”La Stampa”, annunciando che non si candidera’ alle prossime elezioni.

Le riforme strutturali messe in atto dal governo dei tecnici, dice, hanno ”innescato un circolo virtuoso” per l’Italia e ”dalle riforme non si torna indietro” perche’ ”qualunque governo verra’, la strada e’ segnata”.

Un anno di “Governo dei Professori”: i dati piu’ eclatanti del disastro

Il ministro si sfoga sull’anno passato al governo: ”Ho subito atti di barbarie” ma ”ho lavorato con onesta’ intellettuale e non credo di meritare questo. Magari ho sottovalutato le difficolta’ personali. Ma quando arrivano a minacciarti i figli, allora siamo davvero alla barbarie”. E insiste: ”Brutto sentirsi soli e criticati: magari da chi non ha mai neppure letto per intero la riforma”.

E osserva: ”Nessuno aveva la bacchetta magica e le riforme non sono state fatte per uscire dalla recessione: sono strutturali. Certo e’ piu’ facile in un Paese che cresce”. Ma assicura: ”e’ una riforma del Lavoro che non puo’ curare la recessione ma consentira’ di sostenere la crescita” guardando alla ”seconda meta’ del 2013” nella ”vivida speranza che le previsioni del presidente della Bce Draghi siano corrette”. E aggiunge: ”Le riforme sono complete” ma ”il vero lavoro comincia ora: non basta approvarle, le riforme vanno attuate” perche’ ”indietro non si torna’‘.

Autocritiche? ”Aver preso per buoni i dati sugli esodati – ammette Fornero – la verita’ e’ che i numeri veri nessuno li ha. La discussione e’ diventata subito strumentale: nel grande frastuono, la voce pacata si perde”. Il ministro parla poi del rapporto fra governo e imprese: ”Serve una convergenza a favore della produttivita’, come avvenuto in Germania” per correggere l’approccio delle aziende che ”hanno sostituito la svalutazione della lira con gli stipendi bassi”. In questo quadro tra i primi pensieri c’e’ sicuramente il futuro della Fiat: ”Non possiamo rinunciare all’industria manifatturiera e dunque all’auto, la Fiat vuole restare in Italia ma le condizioni sono difficili per tutti, anche per lei, dobbiamo quindi stringere i denti ed affrontare una situazione difficile”.

Infine, una parola sul futuro: ”L’ho fatto perche’ me l’ha chiesto una persona che stimo come Mario Monti. Ho accettato con spirito di servizio ma ogni servizio ha una fine”. E se Monti glielo richiedesse? ”Non me lo chiedera”’. asca