5 dic – Nel giorno in cui la Corte Costituzionale accoglie il ricorso per conflitto d’attribuzioni sollevato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nei confronti della Procura di Palermo, imponendo l’immediata distruzione delle intercettazioni che lo riguardano, l’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia, dal Guatemala, ha commentato amaramente la decisione della Consulta.
Stato-mafia: la Consulta accoglie il ricorso di Napolitano
“Le ragioni della politica hanno prevalso su quelle del diritto. La sentenza della Corte costituzionale rappresenta un brusco arretramento rispetto al principio di uguaglianza e all’equilibrio fra i poteri dello Stato“. E’ il giudizio che esprime intervistato da Corriere della Sera, Repubblica, Messaggero e Fatto Quotidiano l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia in merito alla sentenza della Consulta sull’accoglimento del ricorso del Colle contro la procura di Palermo.
Ingroia si dice “amareggiato” e sostiene che “la scelta del presidente della Repubblica di sollevare il conflitto di attribuzioni è stata dannosa per l’immagine delle istituzioni italiane nel suo complesso. Credo che abbia sbagliato a presentare il conflitto perchè ha messo con le spalle al muro la Consulta“.
La Corte costituzionale ha accolto in toto le tesi del Colle, rappresentate dall’Avvocatura dello Stato nel conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sulle telefonate fra Giorgio Napolitano e l’ex ministro Nicola Mancino, indagato nel procedimento sulla trattativa Stato-mafia. Le motivazioni della decisione saranno pubblicate a gennaio, prima del cambio della guardia alla presidenza della Consulta: il mandato di Alfonso Quaranta scade il 27 gennaio 2013.
Per la Consulta “non spettava” alla Procura “valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica” e “neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione” con modalità “idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”. Verbali e file delle intercettazioni saranno quindi distrutti dal Gip senza passare dall’udienza con le parti ed è quindi probabil che restino segrete a lungo. tmnews