27 nov. – L’Assemblea generale dell’Onu ha adottato la sua prima risoluzione di condanna delle mutilazioni genitali femminili, subite nel mondo da oltre 140 milioni di donne.
La pratica dell’escissione è illegale in una ventina di paesi africani, in Europa, negli Stati Uniti e in Canada, ma non era mai stata oggetto di una condanna da parte dell’Onu. Più di 110 paesi, tra cui circa 50 africani, hanno sostenuto la risoluzione che invita gli Stati membri a “integrare le misure punitive con attività di educazione e informazione”.
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“Non risparmieremo sforzi per raggiungere il nostro obiettivo: mettere fine alle mutilazioni genitali femminili nell’arco di una generazione. Oggi questo obiettivo appare più vicino che mai”, ha detto Cesare Ragaglini, l’Ambasciatore italiano all’Onu, uno dei protagonisti dell’impegno internazionale contro questa pratica. Ragaglini ha quindi definito la risoluzione uno “strumento potente” contro le resistenze ancore diffuse nel mondo per la messa al bando di tale pratica. “Spetta a noi ora sfruttarla nel modo più efficace”, ha concluso.
Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), le mutilazioni genitali femminili riguardano tra 100 e 140 milioni di ragazze e donne in tutto il mondo e questa pratica ha raggiunto negli ultimi anni anche i Paesi occidentali, come conseguenza dei flussi migratori. (fonte Afp)