21 NOV – Donne violentate, esecuzioni sommarie. Il conflitto nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc) tra i ribelli del Movimento del 23 marzo e l’esercito governativo assume l’aspetto di una ”catastrofe umanitaria”.
I ribelli congolesi dell’M23 che controllano la citta’ di Goma, nell’est della Repubblica democratica del Congo, annunciano di voler ”liberare” il Paese, spostandosi prima a Bukavu e poi marciando sulla capitale Kinshasa, a centinaia di chilometri di distanza. ”Il viaggio comincia adesso. Siete pronti a unirvi a noi?”, ha detto Vianney Kazarama, portavoce del movimento M23 davanti a piu’ di mille persone in uno stadio di Goma.
Gli insorti sono in realta’ ex militari che hanno disertato: prendono nome dal 23 marzo di tre anni fa, quando fu firmato un accordo di pace di fatto mai rispettato, e sono guidati dal generale rinnegato Bosco Ntaganda, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanita’ dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja.
I combattimenti tra l’esercito locale e i disertori guidati dal generale Makenga Sultani sono ripresi l’8 luglio di quest’anno, quando lo stesso colonnello ha annunciato un’offensiva contro il governo di Kinshasa. Nei giorni scorsi gli scontri tra le parti si sono tuttavia intensificati.
Il 15 novembre, dopo circa tre mesi di relativa stabilita’, nei pressi di Goma cominciano le prime rappresaglie dei ribelli costringendo centinaia di persone a fuggire nei campi profughi limitrofi. Due giorni dopo un portavoce della missione Onu ‘Monusco’ dichiara che i dissidenti del movimento M23 hanno preso il controllo della citta’ di Kibumba, a soli 25 chilometri da Goma, annunciando un dispiegamento di elicotteri d’attacco internazionali nei pressi della localita’.
Il 18 novembre i ribelli lanciano un’ampia offensiva proprio contro Goma obbligando 30.000 profughi a rifugiarsi nel campo di Kanyarucinya. L’indomani inviano un ultimatum al governo avvertendo le autorita’ locali che la loro lotta proseguira’ fino a quando non sara’ aperto un tavolo di dialogo. Dal canto suo Kinshasa respinge la richiesta lamentando che dietro al movimento M23 ci sia la mano del Ruanda.