Venezia 68: il cinema italiano riflette sul tema dell’immigrazione

Immagine di repertorio

C’è un filo, neanche troppo sottile,che lega fra loro molti dei film italiani presentati alla 68° edizione della Mostra internazionale di Arte cinematografica di Venezia, in maniera trasversale attraverso tutte le sezioni e i generi.

 

A cominciare dai film in Concorso, quella di quest’anno è una Italia che riflette sul tema dell’immigrazione, dell’incontro/scontro con altre culture, dell’accoglienza/paura del diverso, sia esso un essere umano di un altro colore, come in Terraferma di Emanuele Crialese (con Donatella Finocchiaro, Giuseppe Fiorello e Claudio Santamaria) o un alieno proveniente da un altro pianeta come ne L’ultimo terrestre di Gian Alfonso Pacinotti (con Roberto Herlitzka).

Per Crialese si tratta della seconda presenza al Lido, a cinque anni di distanza da quel Leone d’Argento istituito appositamente dalla Giuria presieduta da Catherine Deneuve come riconoscimento per il suo film Nuovomondo –guarda caso un’altra storia di emigrazione–, che diventò il candidato italiano al Premio Oscar per il miglior film straniero per l’anno successivo. Gian Alfonso Pacinotti, invece, è al suo esordio dietro alla macchina da presa.

 

Lo stesso spunto di riflessione, Fuori concorso, è alla base de Il villaggio di cartone del Leone d’Oro alla carriera 2008 Ermanno Olmi (con Alessandro Haber, Rutger Hauer e Michel Lonsdale), che sbarca in Laguna accompagnato dal documentario Un foglio bianco di Maurizio Zaccaro realizzato sul set per raccontare la lavorazione del film.

Per Olmi si tratta della terza presenza al Lido, a cinquant’anni di distanza dal Premio della Critica ottenuto per il film Il posto e dopo il Leone d’Argento per Lunga vita alla signora! del 1987 e quello d’Oro per La leggenda del santo bevitore di due anni dopo.

 

Seguono, in Controcampo italiano, Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno (con Diego Abatantuono e Valerio Mastandrea), il cortometraggio A chjana di Jonas Carpignano che racconta degli scontri a sfondo razziale avvenuti a Rosarno fra il 7 e il 9 gennaio dello scorso anno, e i documentari Io sono-Storie di schiavitù di Barbara Cupisti, e Pasta nera di Alessandro Piva sulle migliaia di famiglie del nord Italia che dopo la Seconda Guerra mondiale accolsero nelle loro case i bambini provenienti dalle zone più povere e colpite del Meridione.

 

Chiudono questa panoramica i film Io sono Li di Andrea Segre (con Giuseppe Battiston) alle Giornate degli Autori, e La-bas di Guido Lombardi alla Settimana della Critica, che racconta la “Strage di Castel Volturno” del 18 settembre di tre anni fa, quando un commando di camorristi irrompe in una sartoria di immigrati africani al km 43 della Domiziana e spara all’impazzata un centinaio di proiettili, ammazzando sei ragazzi di colore e ferendone in maniera grave un altro.

 

Luca Balduzzi