15 nov – Un gruppo di “rentier” che caricano di costi le imprese, accaparrandosi di fatto buona parte dei miglioramenti compiuti per alleggerire le procedure di avvio di una attività: a denunciarlo è il rapporto sull’Italia della Banca Mondiale, presentato oggi a Roma e dal quale emerge un dato eclantante. I “servizi professionali” rappresentano in media più del 70 per cento dei costi per avviare una impresa. Per essere più precisi il 72,2 per cento, che viene assorbito dai “costi notarili”.
“Una vera tassa”, ha commentato il ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca, intervenendo alla presentazione dello studio. “Ci sono professionisti che si accaparrano dei miglioramenti fatti sui tempi di avviamento si una attività. Si tratta di una vera tassa sull’attività di impresa che viene da una categoria di rentiers”. Barca ha peraltro lamentato che a fronte di questi costi elevati corrisponde una mancata competizione nel settore, anche tra le città.
Ed è la stessa Banca Mondiale a puntare il dito sul problema, affermando nello studio come “avviare una impresa in Italia è rapido ma costoso”. In media nelle 13 città monitorate avviare un attività comporta 6 diverse procedure, con un tempo totale di soli 9 giorni, ma quando si guarda ai costi si raggiunge ben il 14,5 per cento del reddito procapite. Con queste caratteristiche la città media italiana si piazza 96esima tra 185 economie mondiali del rapporto generale Doing Business. Nella graduatoria generale l’Italia invece si colloca al già non esaltante 73esimo posto. Maglie nere suo costi sono Milano e Roma. tmnews