Il Berlusconi che si è messo in testa di resistere a qualsiasi pressione per sloggiarlo da palazzo Chigi è, nella fattispecie, il politico meno ricattabile del mondo. Qualsiasi altro individuo che non fosse stato quel coacervo di sregolatezze, di coraggio, di genialità temeraria, di impoliticità e di incomparabile follia, avrebbe mollato da un pezzo la scottante poltrona.
La storia della prima repubblica è disseminata di esempi in senso opposto. Tutto sembrava rispondere ai canoni della democrazia parlamentare, mentre tutto veniva gestito da segreti accordi di spartizione del potere ai vari livelli nazionali e periferici. Altrimenti non si sarebbe aperta l’enorme voragine del debito pubblico che ha inchiodato il Paese. Altrimenti quasi il 90% delle leggi di spesa non avrebbero visto la convergenza al voto dell’opposizione. Altrimenti non si sarebbe soffocata la professionalità di milioni di individui che vedevano l’impegno a competere, a migliorarsi professionalmente, mortificato da cervellotiche leggi che privilegiavano il più bieco appiattimento.
Pensate al punto unico di contingenza, al sei politico, agli esami collettivi nelle università, all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori concepito non per proteggere i più meritevoli (che di quella protezione non avevano certo bisogno essendo ricercati dalle aziende) ma soprattutto coloro che avrebbero potuto contribuire alla attesa e agognata rivoluzione del proletariato. Vi ricorda qualcosa la storica marcia dei quarantamila a Torino, proprio come reazione alle vessatorie aggressioni in fabbrica della sinistra estrema?
Poi arrivò il Caimano a promettere molto, a realizzare poco. A sparigliare il gioco di una democrazia asfittica e autoreferenziale. Sbagliando spesso e illudendosi forse di una diversità degli italiani che diversità non è. Tutto ciò ha fatto impazzire i mestieranti della politica, i più ricattabili perché senza alternativa al vivere di politica piuttosto che per la politica.
Sarebbe bene che tutti tenessimo a mente gli accadimenti degli ultimi quarant’anni, non per giustificare i molti errori commessi da Berlusconi, ma per capirlo e per capire cosa egli abbia già rappresentato nella storia del Paese. Sono anni che è cominciato il dopo Berlusconi, ma lui è ancora lì. Ci sarà pure una ragione. Cerchiamo di scoprirla insieme. Almeno per umana curiosità.
Guglielmo Donnini