Carlo Violati: sostenere il Manifesto Lib-Lab.

ROMA, 28 Ott – UN APPELLO A SOSTENERE “IL MANIFESTO LIB LAB, UNA PROPOSTA CHE SI DOVREBBE TESTARE COME POPOLARITA’.
Qualche giorno fa Angelo Panebianco scriveva sul Corriere della Sera:
“Ciò che spaventa tutti gli italiani, in Italia e fuori, è che al momento delle elezioni, l’offerta politica risulti così destrutturata, così slabbrata, da non permettere la formazione di governi stabili. È comprensibile che i politici si preoccupino più del proprio destino che di quello che potremmo chiamare il ‘disegno più ampio’. Ma ci sono anche momenti in cui la stessa sopravvivenza a breve termine del politico dipende dalla sua capacità di guardare lontano. Il problema è che c’è ormai poco tempo per ridare funzionalità, attraverso una chiara ristrutturazione dell’offerta politica, a una democrazia che sappia fare i conti con vincoli esterni sempre più stringenti”.

Su il giornale di Roma “Il Tempo” del 28 ottobre 2012 Francesco Perfetti appare, in prima pagina un articolo di Francesco Perfetti: “L’INCOGNITA DEL DOPO NAPOLITANO” che pone gli stessi inquietanti interrogativi.

Ma esisteva da tempo ed è stata recentemente riproposta una soluzione, sperimentata e che sarebbe sicuramente gradita agli italiani ed è di Brunetta, Cicchitto e company : “LA PROPOSTA DI UN “MANIFESTO LIB-LAB”.

IO FACCIO QUESTE OSSERVAZIONI:

1) E’ assolutamente esatto quanto affermato dai promotori, che la nostra Costituzione sia stata molto influenzata dalla Costituzione francese del 1946. Nel 1948 l’Italia si è dotata di una Costituzione di “TIPO PARLAMENTARE”. Tutti i poteri sono demandati al Parlamento.

2) Non c’è dubbio che la Francia, con quella Costituzione, di tipo parlamentare, avesse prodotto fino al 1958 la bellezza di 22 governi.

3) E che quei governi abbiano gestito in modo disastroso le vicende di Indocina e di Algeria, creando il rischio di una guerra civile.

QUESTO DIMOSTRA CHE LE “DEMOCRAZIA PARLAMENTARE E’ FONTE DI GUAI.

4) Ma dopo quei 12 anni, disastrosi per la Francia, il Generale De Gaulle., chiamato da una sollevazione popolare a salvare la Francia, la ha completamente trasformata in meglio col Semi-presidenzialismo e con un Parlamento eletto in collegi uninominali, se necessario col doppio turno.

(inserisco un mio ricordo: quelle modifiche costituzionali erano state alla base di un “Movimento per una Nuova Repubblica” creato dall’allora capo del Partito Repubblicano italiano, Randolfo Pacciardi. Un antifascista di sicura fede, combattente in Spagna contro Franco.

I sostenitori del potere assoluto della partitocrazia parlamentare sono arrivati a dare a Pacciardi del FASCISTA per aver osato proporre la soluzione di De Gaulle ai politici italiani).

Io ricordo che quella battaglia era stata raccolta da un gruppo che nell’AREL aveva riunito: Andreatta, Umberto Agnelli, Celso De Stefanis, Zamberletti e Mariotto Segni e molti altri. Io come azienda avevo sottoscritto una quota come socio sostenitore. Ci sono state interrogazioni, proposte parlamentari, imponenti manifestazioni che hanno creato grande adesione popolare, ma non hanno ottenuto l’obiettivo sperato.

Il nucleo duro della politica di allora non voleva dare al popolo la possibilità di scegliere direttamente i governanti.

Non avrebbero più potuto “spartirsi il potere col Manuale Cencelli”. Non avrebbero più potuto governare senza il consenso popolare esplicito.

Ma senza un potere delegato in bianco ai partiti come avrebbero potuto creare quelle ruberie di Stato ?

E senza dubbio oggi la nostra Costituzione assomiglia ancora a quella francese del 1946.

Le modifiche apportate la lasciano ancora così, ossia una Costituzione parlamentare, in mano a deputati e senatori nemmeno eletti dal popolo.

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La proposta di Brunetta, Cicchitto e company ha esplicitato la migliore proposta per quello che riguarda la forma istituzionale da dare all’Italia, in questo momento: IL SEMI-PRESIDENZIALISMO ALLA FRANCESE, che è un sistema che ha dato buona prova di se, aiutando, in Francia, partiti che in precedenza erano frammentati e litigiosi, a orientarsi verso un assetto più stabile.

E tutti i partiti italiani, che sono in fase di ristrutturazione, di scelta col metodo delle “rottamazioni”, se si eleggesse direttamente dal popolo un capo dello Stato dotato di poteri esecutivi, eviterebbero una possibile ingovernabilità dopo le elezioni. Ma LA CASTA perderebbe i suoi poteri.

E che per rendere governabile il nostro Paese si debba ricorrere a premi di maggioranza dati a raggruppamenti di partiti o movimenti che mettono insieme programmi spesso incoerenti, al solo scopo di vincere le elezioni ha dato risultati disastrosi.

E il tanto vituperato (dalla sinistra di allora) premio di maggioranza proposto da De Gasperi e denominato “LEGGE TRUFFA” (che almeno dava un premio a chi avesse raggiunto il 50% più uno nelle elezioni) al confronto era una cosa tanto più onesta.

Infine il Presidenzialismo permette di ricreare una migliore unità nazionale.

E un potere statale autorevole, perchè scelto dal popolo, sarebbe un ottimo contrappeso ad una devoluzione alle regioni di un equilibrato federalismo.

Soprattutto le crisi sempre più recenti troverebbero una soluzione democratica.

Non è possibile continuare nelle incertezze attuali, con le passate e presumibili future crisi che hanno generato il distacco dalla politica di quasi la metà degli italiani (e che hanno permesso a un comico che attrae tanti elettori da poter ormai divenire il secondo partito nelle previsioni di voto e che rischia di divenire determinante, mostrano una situazione di caos politico ormai disastrosa).

Evidente è il rischio di dover ricorrere ancora ad un NOMINATO perchè potrebbe mancare la possibilità di un governo eletto dal popolo.

I francesi, che eleggono il loro Presidente e il giorno dopo sanno chi li governerà, hanno con la riforma di De Gaulle la possibilità di trovare un esecutivo valido il giorno dopo le elezioni. E non ci sono mai state interruzioni di legislatura. I Governi durano il tempo previsto dalla legge.

La proposta di elezione popolare del Capo dello Stato e di eleggere il Parlamento col sistema francese è certamente più democratico che dare a dei deputati (nemmeno scelti dal popolo) l’incarico di scegliere:

– il Presidente della Repubblica;

– il Presidente del Consiglio e i Ministri;

– di fare le leggi (spesso incomprensibili) con interminabili vai e vieni tra Senato e Camera dei Deputati.

Accettare un sistema che ha dimostrato, partendo da una base costituzionale similare, di funzionare bene da oltre mezzo secolo appare una scelta che non ha bisogno di tante ulteriori spiegazioni.

E se io avessi il grandissimo potere d’informazione che ha il Governo, suggerirei di non buttare questi mesi di attività parlamentare e presenterei:

– subito la nuova legge elettorale con elezione di Deputati e Senatori con collegi uninominali e, se necessario il doppio turno.

Poi presenterei, in prima lettura, come prevede la Costituzione, alla Camera e al Senato, le modifiche costituzionali:

1) elezione diretta del Presidente della Repubblica

2) riduzione del numero dei Deputati e attribuzione alla Camera dei deputati della attività legislativa con abolizione della doppia lettura delle leggi

3) attribuzione al Senato del controllo dei rapporti Stato – Amministrazioni locali.