Salve le feste laiche della Repubblica 2 giugno, 1 maggio e 25 aprile, mentre non si salvano le feste patronali. E’ stato approvato all’unanimità dalla commissione Bilancio del Senato un emendamento del Pd alla manovra che conferma, inoltre, il salvataggio delle feste concordatarie.
Salve anche le accademie della Crusca e dei Lincei. Con un emendamento bipartisan, approvato all’unanimità, viene infatti cancellata la soppressione (prevista dal decreto legge) degli enti di ricerca e culturali sotto i 70 dipendenti.
Intanto però ci sono le prime reazioni. L’emendamento del Pd che ‘salva’ le feste laiche della Repubblica ma non le feste patronali ”comporta il rischio di veder affievolire progressivamente la devozione verso i santi patroni” sottolinea all’Adnkronos don Antonio Mazzi. ”E’ un aspetto da non sottovalutare, anche se al di là del problema specifico delle date, bisognerebbe interrogarsi sulla fede in generale: fino a che punto è genuina, autentica? La ‘candela del Santo’, insomma, non vale più del profondo significato religioso della ricorrenza”.
Una misura “deleteria” per la nostra cultura e per le nostre tradizioni, ma anche “poco intelligente” perché “non porta alcun risparmio” è la bocciatura del deputato del Pdl e sindaco di Viterbo, Giulio Marini. Una notizia che arriva proprio alla vigilia della tradizionale Festa di Santa Rosa, che da oltre 750 anni attrae visitatori nella cittadina laziale per assistere al trasporto della Macchina della Santa, una “torre” illuminata alta 28 metri e pesante 50 quintali portata a spalla per le vie della città da 100 uomini.
Una misura che “non porta niente, non è molto intelligente – commenta Marini all’Adnkronos – E’ deleterio per la nostra cultura. Abbiamo abdicato la nostra produzione alla Cina e Paesi orientali, abbiamo dismesso il nostro know how e adesso ce la prendiamo con i Santi patroni. E’ una follia. Ritengo sia più opportuno lavorare di più durante la settimana ma non abbandonare la tradizione delle feste patronali”.
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