Questo è uno straordinario Paese dove mai puoi mettere una croce su alcunché

Qualora venisse nominata una giuria super partes per l’assegnazione della “maglia nera” della politica italiana, i giurati si troverebbero in grave imbarazzo.

La destra si distingue nell’arte ancestrale di Penelope; ma la moglie di Ulisse aveva un nobile scopo: tenersi alla larga dall’abbraccio dei Proci. Si decidano, una buona volta, i tessitori e tengano lontani i guastatori; o non si trasformino in guastatori anch’essi. La coperta è già corta e potrebbe diventare cortissima.

La sinistra sta dando il peggio di sé, nella vana illusione di trovare nei più profondi recessi della spazzatura (pensate ai rovistatori romeni dei cassonetti) il “diamante” di una vittoria elettorale sulle macerie del Paese. A sinistra, osservano allupati l’andamento negativo della Borsa e si cibano di “spread” con i Bund teutonici. Bersani, tacendo pietosamente di Di Pietro, non fa che ripetere la medesima litania; sempre più triste, sempre più sommessa e inefficace a causa dell’iterazione; che nuoce moltissimo al messaggio già nato asfittico e rachitico. Non è certo il motto garibaldino “O Roma o morte!”, qui non arriviamo neanche a “O Ficulle o morte!”.

Napolitano cerca di invitare tutti alle scelte responsabili, e non potrebbe fare diversamente. Sta facendo soltanto il dovere di chi è chiamato a quella responsabilità. Se qualcun altro al Colle non l’ha fatto, la storia ha già pensato a condannarlo; mentre è ancora il monumento vivente di se stesso. Buona parte dei problemi esplosi oggi, sono nati in quel triste settennato.

Questo è uno straordinario Paese dove mai puoi mettere una croce su alcunché. Tutto è destinato a essere ruminato in continuazione. Tutto ribolle come un bullicame. Il punto, nella grammatica inglese, si chiama “full stop”:rigoroso, perentorio. Da noi, se n’è smarrito l’uso e il “discorso” continua come una nenia stanca e cacofonica. Qui ci vuole qualcuno che dica FULL STOP. Altrimenti saranno cavoli per tutti.

Guglielmo Donnini