MILANO, 23 Ott – Secondo la Banca Mondiale il peso complessivo delle imposte e dei contributi sul lavoro nel nostro paese è del 68,5%, una incidenza a dir poco drammatica, che ci pone al 170mo posto fra 183 considerati, e… in pessima compagnia! La Banca Mondiale lista la Germania al 46,7%, la Gran Bretagna al 37,3% e (udite, udite!) l’Irlanda al 26,3% e la Spagna al 38,7%.
In una situazione compromessa come l’attuale, è ancora possibile una nostra ripresa industriale? Oltre ad un costo del lavoro assai più basso, sarebbe necessario essere concorrenziali in diversi altri fattori, a partire dal costo dell’energia, dove il nostro paese è fra i più cari al mondo. Prendendo a riferimento forniture di 15.000 MWh/anno, il costo di ogni MWh è di € 55 in Germania, €65 in Spagna, €67 in Francia, mentre nel nostro paese è di € 152,9, €79,57 dei quali per il costo dell’energia vero e proprio, e €73,32 di carico fiscale.
Coi costi della politica e dell’amministrazione pubblica che determinano gli attuali livelli di tassazione, è evidente come ben difficilmente potremo tornare ad essere concorrenziali, se non in mercati di nicchia.
Il problema però non si ferma qui: il debito pubblico italiano in relazione al Pil alla fine del 2011 era del 120%, quello della Spagna il 68,5%, e quello irlandese del 105%.
Da tutto quanto detto finora verrebbe da pensare che Spagna ed Irlanda potrebbero fare fronte più agevolmente di noi al loro indebitamento pubblico, perché hanno ampi spazi di aumento delle loro tasse e contributi, o della loro tassazione indiretta o di ogni genere. Ma gli spagnoli e gli irlandesi, alla stregua degli altri popoli europei presi di mira dalla speculazione, manifestano e resistono in piazza contro ulteriori prelievi fiscali. I loro governi, dopo alcuni tagli alla spesa sociale, hanno iniziato a posizionarsi per fare ricorso (per sé stessi o le loro banche) ai fondi salva stati istituiti dalle istituzioni europee alla bisogna.
All’Efsf ed al capitale di dotazione del nuovo ESM l’Italia ha già contribuito (o si è impegnata a farlo entro il 2014) per €63 miliardi. E’ conclamato che le risorse dell’ESM (il nuovo fondo salva stati)saranno di € 700 miliardi, solo €80 dei quali saranno inizialmente versati dagli stati membri (inclusi €18 miliardi dall’Italia) : si tace però sul fatto che, in caso di default di qualche controparte pubblica come un altro stato sovrano, l’Italia rischierebbe di perdere non il solo capitale versato, ma l’intera sua quota di competenza nel fondo (€ 125 miliardi). E se è vero che nell’ESM vi sono stati che rischierebbero di più (Germania e Francia), è anche vero che i crediti di banche e risparmiatori francesi e tedeschi verso i paesi più esposti (quelli che con l’ESM si andrà a garantire) sono ben altra cosa rispetto quelli italiani. E che in caso di default di qualche stato, quanto pagato da Francia e Germania… tornerà così almeno in parte a casa!
Perché l’Italia, già soffocata da tasse onerosissime, rischia ora di pagare una parte significativa dei conti che, dopo la Grecia, potrebbero essere lasciati impagati da Irlanda, Portogallo e Spagna? I governi di questi paesi non sembrano intenzionati ad alienarsi completamente le simpatie popolari imponendo livelli “italiani” di tassazione e contributi, e le banche ed i paesi europei loro creditori non si pongono certo il problema etico di chi ripagherà quanto loro dovuto. Il benessere ed il risparmio accumulati nel nostro paese dal secondo dopoguerra ne avevano fatto uno dei più prosperi al mondo: nonostante stessimo sistematicamente onorando i nostri impegni, così come sempre avvenuto in decenni di debito pubblico di comparabile portata, vista la debolezza del nostro governo l’Europa ha potuto commissariarci (al pari della Grecia), imponendoci un esecutivo che garantisse il rispetto di impegni non solo nostri, ma anche altrui.
Negli ultimi decenni gli italiani non hanno mai saputo difendersi dal crescente saccheggio di una classe politica corrotta, rapace ed incapace. Se per vigliaccheria o ignavia ora non sanno neppure porre freno ad un meccanismo perverso che li porterà a pagare (oltre ai propri) anche conti altrui, sulla base di meccanismi di solidarietà applicati a nostro svantaggio… forse davvero meritano – ohimè, meritiamo! – quanto sta avvenendo.
Pier Luigi Priori