I barbari siamo noi

di Angela Piscitelli

Gheddafi wanted

Le civiltà sono degli orga­ni­smi. La sto­ria mon­diale è la loro bio­gra­fia com­ples­siva. La sto­ria gran­diosa della civiltà cinese o di quella clas­sica è, mor­fo­lo­gi­ca­mente, in esatta cor­ri­spon­denza con la pic­cola sto­ria dell’individuo umano, di un ani­male, di una pianta, di un fiore. […] Ogni civiltà attra­versa le stesse fasi dell’individuo umano. Ognuna ha la sua fan­ciul­lezza, la sua gio­ventù, la sua età virile e la sua seni­lità.
(Oswald Spen­gler, “Il tra­monto dell’Occidente”)

In occi­dente non esi­ste la cul­tura del per­dente, solo l’esaltazione del vin­ci­tore. Ma è nella scon­fitta che si mani­fe­sta la glo­ria dell’uomo.
(Leo­nard Cohen)

Adesso, anche la taglia! Si è aperta la cac­cia. Tre, due, uno.…via!

L’ Occi­dente è ridotto ormai ad un’orda di bar­bari in giacca e cra­vatta che scel­gono un nemico (non a caso, un nemico bene­stante: bot­tino ricco, mi ci ficco) che certo, non è uno stinco di santo, ma non è il peg­giore di tutti. Deci­dono di farlo fuori per bassi inte­ressi di bot­tega, e ci rac­con­tano che trat­tasi di “ope­ra­zione uma­ni­ta­ria”. Per­chè l’operazione abbia buon esito, non “met­tono i fiori nei loro can­noni”, ma bom­bar­dano a tutta birra, ucci­dendo civili, distrug­gendo al loro pas­sag­gio ogni cosa, mani­po­lando l’informazione.

Se poi nono­stante que­sto ingente schie­ra­mento di mezzi e di ener­gie la preda sfugge, allora che si fa?

Si mette una bella taglia e si va al risto­rante. Per eccesso di uma­nità si spe­ci­fica pure: “vivo o morto”. Che sarebbe a dire: “noi non ci siamo riu­sciti a farlo fuori per caso, fatelo voi per noi, che vi diamo bei sol­dini”. A que­sto punto il nemico è fritto. Il danaro non puzza, si sa e cer­ta­mente tro­ve­ranno più di un volen­te­roso pronto ad incas­sare l’assegno. Assas­si­nio orga­niz­zato e retri­buito. Il man­dante è la Nato. La stampa occi­den­tale applaude: “ma che bella idea, massì! fatelo fuori ragazzi che si fa festa.”

Anche la mafia fun­ziona cosi’, o no? La mano­va­lanza è sem­pre retri­buita quando ese­gue un lavo­retto di tal genere. La mafia non fa pro­cessi rego­lari ai suoi nemici. Senno’ che mafia è?

Forse dav­vero devono arri­vare gli alieni per spaz­zare, se non il cini­smo, la vio­lenza, la spie­ta­tezza, almeno l’ipocrisia sulla quale si regge l’architettura del pen­siero occi­den­tale. Il male e il bene sono diven­tate cate­go­rie rela­tive assog­get­tate all’utile, e natu­ral­mente senza alcun para­me­tro se non la con­ve­nienza tran­seunte di qual­cuno. “Nes­suno toc­chi Caino” ma se Caino ci rompe le sca­tole oppure non si com­pra i “Rapha­les” la toc­cata non sola­mente è auto­riz­zata, ma pure ben pagata. E poi, chi dia­volo siamo noi, per deci­dere chi sia Caino e chi Abele? Chi mette una taglia sulla testa d’un uomo non puo’ pro­prio per­met­tersi di dare lezioni a chic­ches­sia. Che gli uomini siano un branco di bipedi spie­tati e molto meno sen­si­bili di una muta di lupi affa­mati è evi­dente. Quello che da fasti­dio è che non vogliano ammet­terlo. Le eti­chette di que­sto rivol­tante buo­ni­smo sono parole vuote, che sen­tiamo ripe­tere fino alla noia e che ci indu­cono ad indi­gnarci od applau­dire secondo la volontà dell’interlocutore auto­re­vole che ce le pro­pina. Ed è per que­sto che George Bush era un peri­co­loso guer­ra­fon­daio, Obama è un Nobel della pace, Sar­kozy il sacer­dote dei “droits de l’homme”, Ghed­dafi è un dit­ta­tore san­gui­na­rio, Alma­di­ne­jad un sim­pa­tico ed inte­res­sante rela­tore alle con­fe­renze dell’Onu. Deve essere comin­ciata dopo la seconda guerra mon­diale, que­sta tiri­tera men­zo­gnera di un mondo civile, rispet­toso, avan­zato e che in nome della sua pre­tesa “supe­rio­rità morale” si mac­chia delle più orri­bili nefan­dezze. Di piaz­zale Loreto ce ne sono tanti, ad ogni angolo, adesso c’è la tele­vi­sione e pure inter­net a for­nirci lo spet­ta­colo, con rela­tivo com­mento spor­tivo, come per le par­tite di calcio.

Le guerre un tempo si chia­ma­vano “guerre”, le Patrie si chia­ma­vano Patrie. Gli assas­si­nii, assas­si­nii. C’era un nome per tutte le cose, senza giu­sti­fi­ca­zioni e senza eufe­mi­smi. Nella verità, per quanto sco­moda ed atroce, c’è sem­pre un tratto nobile. Noi non siamo affatto più evo­luti e civi­liz­zati dei nostri avi: siamo sol­tanto male­det­ta­mente ipo­criti ed il nostro lin­guag­gio, scritto, par­lato o fil­mato che sia, è immondo per­ché è falso e senza coraggio.

Chi ucci­derà il Colon­nello avrà la glo­ria, i soldi, il rispetto. Si por­terà un com­pa­ruc­cio con la cam per poter postare l’evento su you tube ed avere un milione di “mi piace” sulla pagina di face­book. Obama e Sar­kozy, ben luci­dati, daranno una bella con­fe­renza stampa. Nei libri di sto­ria si scri­verà che “occi­den­tali illu­mi­nati s’incaricarono di sba­raz­zare il popolo libico da un feroce tiranno”. Forse all’esecutore mate­riale sarà riser­vato un para­grafo d’elogio. Della taglia non si ricor­derà più nes­suno. Sem­pre­chè l’Occidente soprav­viva a se stesso ed alle sua panzane.

Angela Pisci­telli, 25 ago­sto 2011 –  zona di frontiera