5 sett – L’Italia risale di un gradino nella graduatoria annuale sulla competitività stilata dal World Economic Forum, organizzazione tra imprenditori e industriali di tutto il mondo, ma al 42esimo posto resta ben lontana dai suoi maggiori partner europei e dalle economie più avanzate, ritrovandosi al di sotto di Polonia, Panama e Repubblica Ceca.
Si piazza appena sopra paesi come la Turchia e le isole Barbados, queste ultime calate al 44esimo posto e che invece lo scorso anno occupavano l’attuale posizione della penisola (superandola). Tra i parametri in base ai quali viene elaborata questa classifica, se l’Italia può contare su piazzamenti dignitosi in alcuni segmenti tecnologicamente complessi, e sulla mole del suo mercato, resta però pesantamente penalizzata dalle debolezze strutturali che si trascina da anni.
A zavorrare la penisola sono in particolare la rigidità del mercato del lavoro, voce sulla quale si piazza solo 127esima su 144 Stati, recita il rapporto annuale del Wef. Un posizionamento molto basso nonostante la riforma appena varata. Ma pesa anche il sottosviluppo del mercato finanziario (111esimo posto), e varie debolezze di natura sistemica tra cui la diffusa corruzione e “la percepita non indipendenza della magistratura – afferma il Wef – che aumentano i costi a carico delle imprese e minano la fiducia”. tmnwes