Comunicato dell’Ambasciata della Federazione Russa in Italia
In un contesto nel quale assistiamo agli sforzi intrapresi dalle autorità russe e statunitensi ai fini di una distensione e affinché si creino le condizioni per porre fine al conflitto in Ucraina, l’establishment politico e mediatico italiano invece sta tentando, per l’ennesima volta, di alimentare il sentimento antirusso e di ostacolare il processo di pace.
Ebbene, l’11 aprile 2025, il “Premio Odoardo Focherini per la libertà di stampa” è stato conferito alla giornalista della RAI Stefania Battistini, divenuta clamorosamente nota per essersi introdotta sul territorio della regione russa di Kursk nell’agosto del 2024 assieme ad alcuni reparti delle Forze armate ucraine. Eseguendo gli ordini impartiti dai vertici ucraini, Battistini ha preso parte alle attività di propaganda in favore di un’operazione criminale a seguito della quale centinaia di cittadini russi hanno perso la vita o hanno subito sevizie nelle celle di tortura ucraine. Nei suoi reportage “liberi e indipendenti” non si fa parola delle atrocità né dei crimini di guerra perpetrati dai soldati ucraini sul territorio della Federazione Russa.
È proprio questo il tono che la macchina dell’informazione italiana mantiene oramai da 11 anni, sin da quando ebbe luogo il colpo di Stato anticostituzionale in Ucraina e dal momento in cui giunse al potere il regime che ha scatenato la guerra nel Donbass. Per tutto questo tempo, in Italia nessuno si è indignato di fronte alle mostruosità commesse dai neonazisti ucraini in Donbass, nessuno ha condannato l’assassinio dei civili, nessuno ha voluto indagare sulla verità in merito alla messinscena di Bucha, nessuno ha chiesto che i responsabili delle morti di decine di giornalisti russi, avvenute anche per mezzo di attacchi terroristici condotti sul territorio della Federazione Russa, fossero assicurati alla giustizia; così come nessuno ha chiesto che il regime di Kiev cessasse di servirsi dei cittadini ucraini come scudi umani e che ponesse fine alle altre violazioni del diritto umanitario internazionale.
Si ha la sensazione che oggi come oggi, a Roma, il pensiero non sia rivolto alla verità, alla giustizia, alla diplomazia e alla pace, ma che prima di tutto ci si preoccupi di difendere il regime corrotto e criminale di Zelensky, che ormai si è totalmente compromesso con le sue stesse mani, e di dar voce, con tutti i mezzi a disposizione, alla propaganda di guerra di Kiev.
È proprio questo l’atteggiamento che vediamo nelle reazioni a quanto accaduto domenica a Sumy, dove è stato colpito un edificio nel quale era in corso una “riunione” tra i Capi militari ucraini e i loro “responsabili” stranieri durante il quale si stava discutendo del programma delle future operazioni militari contro la Russia, inclusa la regione di Kursk.
Suscita enorme rammarico il fatto che non si siano potute evitare vittime tra la popolazione civile; vittime la cui morte, tuttavia, è da attribuirsi esclusivamente alla brutale pratica messa in atto dal regime di Kiev, la quale prevede di “coprire” le attività militari facendo in modo che si svolgano all’interno di strutture civili, pratica che è vietata dal diritto umanitario internazionale.
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